Per la tutela dal mobbing e dalla corruzione nelle università e negli enti di ricerca: l’intervento dell’ADI al Festival dell’Informazione LIbera e dell’Impegno

Dal 5 al 7 dicembre scorso si è svolta a Bologna la quarta edizione del Festival dell’Informazione Libera e dell’Impegno (F.I.L.I.), organizzata da Libera Bologna. Tre giorni di dibattiti, incontri e presentazioni focalizzati sui possibili metodi di contrasto alla corruzione e alle mafie nei diversi ambiti della vita sociale. 

L’ADI ha preso parte all’evento, rappresentata dal coordinatore di ADI Bari Luca Dell’Atti, che è intervenuto in merito ai fenomeni di corruzione e mobbing all’interno del mondo accademico, partendo dal contesto in cui essi si generano: una situazione di precariato strutturale dovuto alla tipologia dei contratti di ricerca e alla scarsità dei fondi.

Secondo la Risoluzione del Parlamento europeo sul mobbing sul posto di lavoro del 20.9.2001, riprendendo studi condotti dalla Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, il precariato nel lavoro costituisce una delle principali cause che porta al verificarsi di fenomeni assimilabli a mobbing. Dalll'ultima Indagine ADI su dottorato e post-doc in Italia, sappiamo che i lavoratori precari nelle nostre università superano di gran lunga quelli con contratto a tempo indetereminato, arrivando a quota 68.428 rispetto ai 47.561 del personale stabile. Questo dato chiarisce dunque la misura dell'incidenza potenziale che le dinamiche ricattatorie possono avere nel percorso accademico di dottorandi e dottori di ricerca che lavorano nelle università e negli enti di ricerca senza un contratto stabile. Non a caso, l'ultimo Questionario ADI sul dottorato in Italia ha messo il luce il fenomeno nell'ambito della relazione tutor-dottorando: un dottorando su quattro subisce mobbing da parte del tutor nel corso del proprio percorso dottorale. Si tratta di fenomeni che coinvolgono, tuttavia, anche colleghi che si trovano nelle fasi iniziali della propria carriera accademica, come testimoniano le numerose richieste di aiuto che giungono al nostro indirizzo sportello [dot] adiatdottorato [dot] it. 

Tale situazione è influenzata dalla mancanza di una verifica sistematica della qualità della formazione dottorale e dei percorsi posr-doc, ma anche dalla mancanza cronica di risorse destinate alla ricerca. Questo crea bolle di potere concentrate nelle mani di quei pochi che possono facilmente soggiogare assegnisti e post-doc con promesse di incarichi futuri. I dottorandi sono ulteriormente esposti a questi fenomeni a causa della mancanza di un vero e proprio contratto di lavoro, rendendo poco chiari e fluidi gli incarichi che i ricercatori in formazione possono assolvere nell’arco dei tre anni di dottorato. Anche per questo, abbiamo ripreso i contenuti della nostra Proposta di Riforma complessiva del Dottorato di ricerca in Italia, continuando a chiedere che lo status giuridico del dottorando venga riformando in modo da inquadrarlo come lavoratore in formazione, anziché studente, in linea con i principi enunciati nella Carta europea dei ricercatori. 

Durante il nostro intervento a Bologna, abbiamo anche descritto il metodo del whistleblowing, uno strumento di natura preventiva che consiste nella rivelazione spontanea da parte del membro di un’organizzazione pubblica o privata, di un illecito o di un’irregolarità commessi all’interno dell’ente, di cui lo stesso sia stato testimone. Abbiamo espresso la necessità e l’urgenza di estensione della normativa anche ai dottorandi e dottori di ricerca. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare in passato, la legislazione italiana deve ancora recepire la direttiva del Parlamento Europeo che estende la platea dei soggetti tutelati anche ai lavoratori a contratto, liberi professionisti e consulenti, fornitori, ex-lavoratori, stagisti, volontari ed altri stakeholders, includendo di fatto anche i dottorandi e gli assegnisti di ricerca.  

Abbiamo quindi evidenziato, in tal senso, l'importanza del ruolo dei soggetti organizzati della società civile come l’ADI, nel processo di prevenzione e di denuncia di questi fenomeni, rendendoli quindi più visibili e indicando ai decisori politici italiani la via verso una adeguata interpretazione della direttiva europea che possa dunque tutelare categorie quali dottorandi e dottori di ricerca, evidentemente esposti a tali rischi in una misura non trascurabile.

A partire dalla consapevolezza di tale responsabilità, la nostra associazione ha elaborato una Guida per la tuela da mobbing e corruzione, in cui sono riportati tutti i principali mezzi e le procedure a cui possono far riferimento dottorandi e precari della ricerca per segnalare e denunciare abusi, alla luce della legislazione vigente in Italia. Attraverso questi mezzi, la nostra associazione profonde impegno costante nella creazione di una consapevolezza collettiva tra i precari di ricerca dei propri diritti. 

Nella Giornata mondiale contro la corruzione che ricorre oggi, vogliamo dunque rilanciare la nostra Guida quale strumento informativo utile a tutti i dottorandi e dottori di ricerca in Italia che desiderano conoscere gli strumenti a loro disposizione per potersi tutelare. Invitiamo i colleghi in difficoltà a contattarci tramite mail all'indirizzo sportello [dot] adiatdottorato [dot] it