Ricerca e disabilità: l'impegno dell'ADI nella Giornata Internazionale delle Persone con disabilità e oltre

Fin dal preambolo del proprio Statuto, l’ADI promuove l’inclusione e le pari opportunità in tutti i livelli della ricerca, dalla formazione dottorale fino al reclutamento universitario e all’inserimento professionale dei dottori di ricerca in settori diversi dall’accademia. Ciò implica il contrasto a ogni forma di discriminazione, come quelle legate al genere, alla provenienza etnico-culturale e alla disabilità.

Di disabilità nei settori della ricerca in Italia si parla davvero poco. Eppure, le persone con disabilità che si formano alla ricerca e che lavorano nella ricerca ci sono. Lo sappiamo perché fanno parte della nostra associazione da sempre e hanno contribuito attivamente nelle loro sedi locali e persino dirigendo gruppi di lavoro nazionali. Grazie a loro abbiamo dato vita a un gruppo di lavoro nazionale specificatamente dedicato all’inclusione delle persone con disabilità, raccogliendo soci da Trieste a Crotone, per iniziare a conoscere questo aspetto della nostra comunità scientifica, a partire da un’attività tesa a sviluppare conoscenza e consapevolezza all’interno della nostra associazione. Il lavoro svolto da questo gruppo ci permette per la prima volta quest’anno, di unirci come ADI alle celebrazioni per la Giornata internazionale delle persone con disabilità, cogliendo questa occasione per raccontare il percorso di riflessione associativa portato avanti finora.

Abbiamo messo insieme le storie di colleghi con disabilità, per conoscere dall’interno le criticità che sorgono all’intersezione tra disabilità e mondo della ricerca. Abbiamo visto che tali criticità riguardano almeno due piani: quello relativo all’accesso alla formazione dottorale, e quello relativo all’accesso alle professioni della ricerca.

Nel primo caso, abbiamo riscontrato che nonostante l’esistenza di leggi esistenti volte a tutelare i colleghi con disabilità sia nella fase di accesso al Dottorato, sia nella fase di svolgimento del Dottorato, queste leggi sono molto spesso ignorate dagli uffici competenti.

In particolare, l’art. 20 della legge 104/1992 sancisce la possibilità per i candidati a un concorso di accesso al Dottorato di svolgere le prove previste in condizioni più agevoli, in base alla tipologia specifica di disabilità. Per esempio, nel caso di una disabilità visiva, è possibile richiedere il 30% in più di tempo a disposizione per il completamento della prova. Le modalità per presentare una richiesta di questo tipo sono solitamente segnalate all’interno del bando di partecipazione al concorso di Dottorato.

Riguardo allo svolgimento del Dottorato, le criticità riscontrate sono di almeno due tipi. Il primo riguarda il pagamento delle tasse. Secondo il DL 29 marzo 2012, n. 68, ai dottorandi con disabilità superiore al 66% è garantita l’esenzione totale dal pagamento delle tasse, sia universitarie (qualora continuino a gravare sulla frequenza dei corsi di dottorandi, nonostante la nostra richiesta di eliminarle) che regionali. Nei casi di disabilità compresa tra il 66% e il 45%, alcuni atenei prevedono delle riduzioni. Registriamo, inoltre, che il diritto all’esenzione è prevista per gli atenei sia pubblici che privati, ma che solo pochi di questi ultimi lo riconoscono e garantiscono.

Il secondo tipo di criticità riguardo alla formazione dottorale si riferisce agli ausili a cui un dottorando con disabilità avrebbe diritto. Secondo all’art. 13, comma 7bis della Legge 104/1992, infatti ai dottorandi sono “garantiti sussidi tecnici e didattici specifici […], nonché il supporto di appositi servizi di tutorato specializzato”. In base all’art. 14, comma 4 della medesima legge, questi ausili devono essere a disposizione anche per le prove di passaggio d’anno, per la discussione finale della tesi. E naturalmente, gli edifici stessi delle istituzioni di ricerca, accademiche e non, devo essere privi di barriere architettoniche.

Un altro livello di criticità emerso all’interno del gruppo di lavoro ADI riguarda l’accesso alle professioni della ricerca, dentro e fuori l’accademia. Abbiamo registrato che i concorsi per categorie protette negli enti di ricerca pubblici (accademici e non) si rivolgono esclusivamente a personale tecnico e amministrativo. Questo fenomeno contribuisce a una vera e propria segregazione orizzontale: chi ha una forma disabilità ed è riuscito a conseguire un dottorato di ricerca, pur tra molte difficoltà, si ritroverà poi precluso a qualsiasi misura inclusiva nel momento in cui tenterà di accedere alle carriere legate alla ricerca scientifica, trovandosi costretto a cercare altri lavori in cui le legge sulle categorie protette viene applicata. 

Notiamo dunque un vuoto nell’applicazione di una legge, probabilmente nutrito da uno stereotipo, a sua volta nutrito dall’assenza di un dibattito sul tema, quantomeno in Italia. La maggior parte delle condizioni di disabilità non ha nulla a che vedere con la capacità cognitiva e intellettuale di lavorare nella ricerca scientifica. Ne è un esempio luminoso l’esperienza Stephen Hawking all’Università di Cambridge. Ma che opportunità avrebbe uno Stephen Hawking in Italia? Gli sarebbero garantite tutte le misure necessarie affinché le conseguenze della sua malattia non influenzino la sua capacità di fare ricerca?

Come ADI, non vogliamo che la risposta a tale domanda sia negativa.

Per questo motivo, come primo passo, abbiamo pensato di aggiornare la principale delle nostre Guide, ovvero la Guida al Dottorato, includendo per la prima volta, tutte le informazioni utili in nostro possesso in grado di agevolare la vita dei nostri colleghi con disabilità. Oltre a questo, abbiamo voluto rendere il pdf della Guida “accessibile”, ovvero leggibile anche dai sistemi automatici di lettura usati da colleghi con disabilità legata alla vista.

La nuova e accessibile Guida al Dottorato sarà pubblicata nei prossimi giorni. E da adesso in poi, tutte le Guida ADI saranno dotati delle stesse caratteristiche di accessibilità. Perché la tutela dei diritti passa dalla tutela del diritto all’informazione, che per essere applicabile deve innanzitutto garantire che le informazioni siano, di fatto e per tutti, realmente accessibili.

Come ADI promuoviamo dunque la piena accessibilità alla ricerca, per una società sempre più inclusiva e consapevole, anche rispetto al tema della disabilità e in collaborazione con Eurodoc.