Parere ADI su Decreto ripartizione FFO 2014

Pubblichiamo di seguito il parere dell'ADI sul Decreto di ripartizione dell'FFO per il 2014, in discussione presso il CUN nell'adunanza del 23 e 24 settembre.  

 

Il modello di ripartizione dell’FFO 2014 non può ricevere un voto favorevole da parte dell’ADI per ragioni sia relative al merito dello schema proposto che al metodo con cui il Miur ha sottoposto al CNSU e al CUN un testo blindato in diverse sue parti, impedendo così la formulazione ed espressione di un parere complessivo sul decreto in oggetto ai due organi consultivi del sistema universitario italiano. Il testo, a differenza degli scorsi anni, 1) non presenta infatti alcuna tabella relativa alla distribuzione nel dettaglio dei finanziamenti per i singoli atenei 2) contiene un allegato (il numero 5) relativo all’assegnazione della quota destinata al finanziamento delle borse post lauream su cui viene richiesto esclusivamente all’ANVUR di esprimere un parere, 3) non presenta alcuno schema di calcolo e algoritmo relativo al 20% della quota base dell’FFO da assegnare in base al “Costo standard di formazione per studente universitario”, dal momento che – come comunicato formalmente al CUN dal Capo Gabinetto del Miur, dott. Fusacchia – il Ministro intende stabilirne i criteri tramite decreto inter-ministeriale svincolato dal parere degli organi consultivi del sistema universitario. Tale metodo di consultazione su un decreto su cui è previsto formalmente un parere obbligatorio del CUN e del CNSU priva di fatto entrambi gli organi dei presupposti minimi per poter formulare un parere organico e pienamente informato, mettendoli per la prima volta nell’inaccettabile condizione di doversi esprimere su un testo di cui non si conoscono o da cui sono state escluse intere parti. L’ADI ritiene che tale metodo di consultazione da parte del Miur costituisca un grave precedente, lesivo del corretto funzionamento del CUN e del CNSU, tale da minarne in futuro il ruolo di garanzia e rappresentanza quale componente istituzionale fondamentale nella dialettica democratica interna al sistema universitario.

Accanto alle suddette ragioni di metodo l’ADI pone i suoi rilievi critici nel merito degli interventi di finanziamento previsti dallo schema (parziale) di assegnazione dell’FFO 2014.

 

Quota premiale

Se rispetto all’FFO 2013 si registra un lieve incremento complessivo, esso risulta ancora del tutto insufficiente a fronte degli oltre 800 milioni di euro di tagli accumulatisi dal 2008 [1]. Esso inoltre sarà interamente assorbito dall’aumento percentuale della quota premiale che passa dal 13,5% al 18% (arrivando così da 819.000.000 a 1.215.000.000 euro). Tale repentino aumento percentuale della quota premiale [2] imprime una pericolosa accelerazione al processo di selezione degli atenei ‘meritevoli’ che potranno raggiungere un livello di finanziamento adeguato alla propria programmazione, recuperando in parte le risorse progressivamente sottratte dal 2008 ad oggi, da tutti gli altri atenei che invece vedranno comprimersi ulteriormente il proprio FFO e quindi la possibilità di investire in una programmazione di qualità. La previsione di una quota premiale per il merito, come già evidenziato in occasione del parere sull’FFO 2013 espresso in sede di CNSU, sarebbe tale solo se scorporata dallo stesso FFO e composta da finanziamenti aggiuntivi al sistema, mentre attualmente essa si sostanzia in una misura essenzialmente “punitiva” per gli atenei ritenuti poco meritevoli, determinando una sottrazione progressiva di risorse agli atenei in difficoltà che mina alla base la qualità complessiva del sistema universitario che il Governo dovrebbe invece garantire. La quota base dell’FFO risulta in questo senso contrarsi rispetto al 2013 (da 5.410.694.739 a 5.085.720.674 euro), anche considerando la somma tra la quota base e le restanti voci di finanziamento diverse dalla quota premiale e dall’aumento della quota perequativa da 91.000.000 euro (FFO 2013) a 105.000.000 di euro. Allo stesso modo è da guardare con favore la riduzione del limite inferiore alla riduzione dell’FFO rispetto a quanto stanziato nel 2013, dal -5% al -3,5%.

Critiche restano le scelte relative alla ripartizione della stessa quota premiale. L’assegnazione del 90% della stessa quota, pari a 1.093.500.000 di euro, alle modalità di valutazione della ricerca espresse attraverso gli indicatori ANVUR della VQR 2004-2010 appaiono innanzitutto contraddire il dl 69/2013 che fissava al limite di tre quinti la destinazione della quota in base alla valutazione della ricerca. Tale ripartizione appare eccessiva e a scapito della valutazione della qualità della didattica. I parametri proposti, inoltre, si riferiscono al periodo 2004-2010 e quindi escludono indebitamente gli ultimi 4 anni di attività di ricerca condotta dai singoli atenei, basandosi così su di un quadro incompleto dello stato della ricerca nel sistema universitario. Come già osservato in occasione del parere sull’FFO 2013, i parametri IRFS1 (A) e IRAS3 (B) si basano su problematiche assunzioni circa la comparabilità di prodotti riferiti ad ambiti disciplinari diversi (indici IRAS1 e IRAS4) e circa l’opportunità di utilizzare e combinare criteri bibliometrici e peer review nella valutazione della “qualità della produzione scientifica dei soggetti reclutati”, anche tramite passaggi di ruolo interni, (IRAS3). L’utilizzo di tali criteri è stato inoltre oggetto di numerose critiche da parte della comunità accademica, risultando tutt’altro che affidabile e adeguato alla valutazione della qualità della ricerca delle strutture di ateneo [3]. Per tali ragioni l’ADI rinnova la propria contrarietà sull’uso di tali parametri per la ripartizione di una quota consistente dell’FFO 2014.

Il secondo criterio relativo all’internazionalizzazione risulta allo stesso modo inadeguato e sconsigliabile nella ripartizione del 10% della quota premiale dell’FFO 2014. Innanzitutto il legislatore assume indebitamente una correlazione significativa tra il livello di internazionalizzazione della didattica e il miglioramento complessivo della qualità della stessa didattica: assunto per nulla giustificato e che andrebbe innanzitutto argomentato. Appare inoltre inadeguata la modalità di promozione dell’internazionalizzazione della didattica attraverso l’assegnazione di una parte della quota premiale a quegli atenei che abbiano già un elevato livello di internazionalizzazione a scapito di tutti quelli che invece avrebbero bisogno di ulteriori risorse proprio per essere messi nelle condizioni di competere sul versante dell’attrattività e mobilità internazionale degli studenti.  

 

Allegato 5

Per quanto il Miur abbia negato alle componenti universitarie rappresentate in CUN e in CNSU la possibilità di esprimersi sui criteri di ripartizione della quota dell’FFO 2014 per il finanziamento delle borse post-lauream, l’ADI non può esimersi dal fornire un giudizio rispetto allo schema in oggetto.

L’ADI rileva in premessa la presumibile inesattezza della cifra riportata in allegato (1.148.046.300 euro), vistosamente diversa da quella indicata al comma c dell’articolo 10 del decreto in oggetto (148.046.300 euro) frutto di una svista in sede di compilazione del documento.

Si rileva inoltre come, a differenza di quanto indicato nell’art. 10, in cui tra le borse post lauream vengono esplicitamente citati gli assegni di ricerca, i criteri proposti all’allegato 5 si riferiscano esclusivamente alla valutazione dei dottorati di ricerca attivati nelle università italiane, evidentemente non sovrapponibili, per tipologia e funzionamento, agli assegni di ricerca. Nel caso in cui tale incongruenza non sia l’ennesima svista di chi ha redatto il documento , l’ADI intende chiedere al Ministro in che modo intenda assegnare tale quota dell’FFO per il finanziamento di assegni di ricerca tramite criteri di valutazione che riguardino invece i dottorati di ricerca.

Il decreto stabilisce quindi la divisione della quota in oggetto a seconda di criteri di valutazione ex post della qualità dei dottorati di ricerca altamente opinabili sia nel principio che nel dettaglio. Nel principio va evidenziato come tale modalità di assegnazione sia nella sostanza di tipo “premiale”, essendo vincolata alla valutazione da parte dell’ANVUR dei risultati conseguiti dai diversi dottorati accreditati a partire dal ciclo XXX (2014). Il decreto però non prevede lo stanziamento di fondi aggiuntivi per quei dottorati che abbiano ottenuto una valutazione positiva da parte dell’ANVUR: la cifra complessiva prevista risulta pressoché identica a quella stanziata dal Miur per l’anno 2013 [4]. Tale schema di ripartizione risulta quindi essere di natura prettamente punitiva, determinando la sottrazione di risorse per quei dottorati che risulteranno al di sotto della media nella valutazione nazionale, con il prevedibile ridimensionamento della propria offerta formativa e della stessa capacità di miglioramento qualitativo, fino alla chiusura. L’ADI ritiene che tale metodo di assegnazione “premiale”, come già per la quota premiale dell’FFO 2014, sia nella sua sostanza di carattere punitivo e contraddica l’obiettivo di miglioramento complessivo del sistema universitario cui il Ministero e il governo dovrebbero tendere, adottando un sistema di selezione che nel breve e medio periodo porterà a una drastica riduzione dell’offerta formativa e della ricerca nel suo complesso.

 

Qualità della ricerca svolta dai membri del collegio dei docenti. (40%)

Il primo criterio riprende l’indicatore A4 del documento ANVUR sulle linee guida per l’accreditamento iniziale dei dottorati di ricerca dello scorso marzo 2014. Questo criterio si proponeva di verificare il possesso, da parte dei membri del Collegio, di documentati risultati di ricerca di livello internazionale negli ambiti disciplinari del corso, con particolare riferimento a quelli conseguiti nei cinque anni precedenti la data di richiesta di accreditamento. Al fine di perseguire questo obiettivo, l’ANVUR ha inteso utilizzare gli indicatori R ed X della VQR. A suo tempo abbiamo sottolineato l’inconvenienza nell'utilizzo della VQR sotto un duplice profilo: a) i suoi indicatori non si adattano alla valutazione dei singoli docenti né a quella di strutture - come i collegi docenti - diverse dagli atenei e dai dipartimenti, ambito originario di applicazione della VQR; b) per stessa ammissione dell’ANVUR, gli indicatori della VQR, riferiti agli anni 2004-2010, mostrano un preoccupante tasso di desuetudine che li rende del tutto inadatti a offrire la base per la valutazione ex post della qualità della ricerca per i membri di un collegio di dottorato accreditato nel 2014. Inoltre la composizione degli indicatori R [5] ed X [6], basata sulla problematica comparabilità fra ambiti disciplinari diversi, sull’utilizzo a scopo valutativo di criteri di analisi bibliometrica e di peer review, è stata oggetto di numerose critiche da parte del mondo accademico, risultando tutt’altro che adeguata e affidabile nella valutazione della qualità della ricerca. Altrettanto problematica appare quindi la formula dell’indicatore finale A come “somma pesata, con i pesi di area, del rapporto fra gli indicatori A calcolati per ciascun corso dell’Ateneo (corsivo nostro) e la somma degli indicatori A di tutti i dottorati della medesima area”: anche in questo caso, infatti, l’indicatore finale è una somma degli indicatori A di tutti i corsi di dottorato dell’ateneo rapportati alla somma degli indicatori R ed X normalizzati su ciascuna area CUN-VQR di riferimento. Tale operazione presuppone appunto quella comparabilità tra corsi e ambiti disciplinari diversi che è stata oggetto delle critiche metodologiche e di merito a proposito dei risultati della VQR 2004-2010.   

L'insieme di questi indicatori, dunque, mostra gravi e preoccupanti lacune in ordine alla loro capacità di fornire una rappresentazione aggiornata e completa della qualità della ricerca espressa dai collegi di dottorato, risultando quindi ancor più problematico il loro utilizzo quale criterio per la ripartizione della quota dell’FFO 2014 in esame.

 

Internazionalizzazione del dottorato (20%)

Tale criterio intende valutare il grado di internazionalizzazione del dottorato premiando i corsi di dottorato che nel 2013 (XXIX ciclo) abbiano attratto fra i propri iscritti laureati di Università straniere. Lungi dal mirare a incentivare e promuovere gli sforzi degli atenei e dei dipartimenti di internazionalizzarsi, tale misura finisce per scavare un solco più profondo tra quei corsi di dottorato già in grado di attrarre laureati di Università stranieri e quelli che, vedendosi sottrarre ulteriori fondi ministeriali, non saranno più in grado di competere con i primi. Una perversa logica punitiva, dunque, che priverà i corsi di dottorati meno internazionalizzati della stessa possibilità di poter investire sulla propria attrattività internazionale. Tale criterio inoltre, non tiene conto degli iscritti del XXX ciclo, ignorando quindi i possibili miglioramenti fatti in tal senso tra il 2013 e il 2014.

 

Attrattività del dottorato (20%)

Valgono in sostanza le stesse considerazioni espresse al punto precedente. Tale misura sancisce le differenze di attrattività esistenti fra i dottorati italiani sottraendo risorse a quei dipartimenti e atenei in difficoltà e impendendo quindi ogni miglioramento da parte di questi ultimi.

 

Dotazione di risorse ecc… (20%)

L’ultimo criterio intende valutare la “dotazione di servizi, risorse infrastrutturali e risorse finanziarie a disposizione del dottorato e dei dottorandi, anche a seguito di processi di fusione o di federazione tra atenei” attraverso il rapporto tra posti di dottorato coperti con borsa e posti totali messi a bando. In un contesto di progressivo definanziamento del dottorato di ricerca in Italia (cfr. IV Indagine ADI) tale criterio serve a sancire la deresponsabilizzazione del Ministero e del governo dall’intervenire con adeguate risorse finanziarie al miglioramento complessivo del sistema. Per quanto la riduzione ed eliminazione della figura del dottorando senza borsa sia fra i primi obiettivi dell’ADI, tale fine non può essere conseguito attraverso una drastica riduzione dell’offerta dottorale in Italia, già fanalino di coda a livello europeo, con implicazioni deleterie per la futura offerta e qualità del sistema della ricerca. Con tale misura si intende più concretamente penalizzare fortemente quei dottorati che – per caratteristiche disciplinari proprie e per il contesto socio-economico - non siano stato in grado di reperire finanziamenti aggiuntivi per i posti di dottorato senza borsa, premiando con la ripartizione dell’FFO chi invece ha mostrato di avere già una situazione finanziaria e una capacità di attrarre fondi tale da garantire un’offerta dottorale di qualità.

 

Conclusioni

In conclusione si evidenzia l’inopportunità di introdurre la ripartizione della quota suddetta dell’FFO 2014 in base ai tre indicatori relativi alla valutazione ex-post del dottorato di ricerca, dal momento che tali criteri non sono stati ancora formalizzati e deliberati dall’ANVUR, essendo stati sottoposti alla comunità accademica in un documento approvato dal Consiglio direttivo dell’Agenzia il 24 luglio 2014 ed essendo ancora in corso le consultazioni in merito.

 


[1] L’FFO del 2014 ammonta a 7.010.580.532 di euro, mentre l’FFO 2013 (previsionale) ammontava a 6.694.686.504 di euro. I due schemi sono tuttavia difficilmente comparabili, essendo previsti nell’FFO 2014 voci non comprese nell’FFO2013 e finanziate successivamente da appositi decreti ministeriali, quali il fondo per le borse post lauream e il “Fondo per il sostegno dei giovani e per favorire la mobilità degli studenti”. Escludendo tali voci dalla comparazione, la differenza tra l’FFO 2014 ed FFO 2013 (basati sulla previsione di spesa) ammonterebbe a 102.662.259 euro (+ 1,4%). 

[2] L’articolo 60, comma 1, del decreto legge 69 del 21 giugno 2013, convertito dalla legge del 9 Agosto 2013, n. 98, prevedeva infatti un aumento della quota premiale per l’FFO 2014 pari al 16%.

[3] mozione CUN dell’11 luglio 2012 (Mozione CUN sulla procedura di abilitazione); dossier CUN sulle abilitazioni scientifiche nazionali del giugno 2012 (https://www.cun.it/uploads/storico/dossier_cun_05_07_2012.pdf).

[4] un finanziamento effettivo di 147.670.581 euro (http://attiministeriali.miur.it/media/230841/ripartiz_finanz_dott_2013.pdf), cui devono però aggiungersi gli ulteriori 27.891.133 di euro stanziati con il “fondo giovani-dottorati” (dm 1016 del 10 dicembre 2013: http://attiministeriali.miur.it/media/230933/dati_ripartizione_2013_new.pdf)

[5] Definito come il “rapporto tra il voto medio attribuito ai prodotti attesi della struttura i-esima nell'Area j-esima e il voto medio ricevuto da tutti i prodotti dell'Area j-esima”, rapporto finale ANVUR sulla VQR, p. 35.

[6] Definito come il “rapporto tra la frazione di prodotti eccellenti della struttura nell’area e la frazione di prodotti eccellenti dell’area”, ibidem.