Il Decreto Milleproroghe convertito in legge: prorogata di 2 anni la durata degli assegni di ricerca

EDIT 3 MARZO 2015

Venerdì 27 febbraio il Decreto Milleproroghe 2015 è stato convertito nella L. 11/2015 (entrata in vigore il 1 marzo). Il provvedimento contiene un emendamento (art. 6, co. 2-bis) alla L. 240/2010 che proroga di 2 anni la durata complessiva del periodo per cui un ricercatore può avere un assegno di ricerca, durata che passa dunque da 4 a 6 anni

Come ADI ribadiamo l'apprezzamento per una misura emergenziale che consente di evitare un'espulsione di massa di giovani ricercatori dal nostro sistema accademico. 

Riteniamo però che tale misura debba essere rapidamente seguita da ulteriori interventi normativi, per evitare che i suoi effetti finiscano per aggravare le condizioni degli stessi soggetti che nell'immediato possono beneficiarne. La L. 11/2015, infatti, non modifica la durata complessiva massima dei contratti per assegni di ricerca, ricercatore a tempo determinato di tipo a e ricercatore a tempo determinato di tipo b, fissata dalla L. 240/2010 in 12 anni (art. 22, co. 9). Ciò significa che gli assegnisti che oggi decidono/riescono a prorogare i loro contratti si potrebbero veder preclusa la proroga di 2 anni per un futuro contratto da RTDa, inquadramento che garantisce migliori condizioni di ricerca, maggiori tutele e diritti. 

Simili contraddizioni sono frutto di una politica fatta di interventi sporadici e, appunto, emergenziali, un approccio che, ora più che mai, andrebbe abbandonato in favore di una riforma complessiva delle figure contrattuali e delle modalità di reclutamento dei giovani ricercatori nella fase accademica che precede l'ingresso in ruolo.

 


 

Nella giornata di oggi, giovedì 5 febbraio, in commissione Cultura, Scienze e Istruzione della Camera dei Deputati, è stato approvato un emendamento al decreto Milleproroghe che proroga da 4 a 6 anni la durata complessiva degli assegni di ricerca attribuibili a un ricercatore. L'emendamento è stato presentato dalla deputata PD Manuela Ghizzoni. 

Si tratta di un'importante misura transitoria in vista di una riforma complessiva delle figure contrattuali pre-ruolo, nonché di una prima risposta alla difficile condizione vissuta da migliaia di giovani ricercatori, altrimenti destinati all'espulsione dall'Università o ad abbandonare il nostro Paese per una carriera accademica all'estero.

L'ADI accoglie con soddisfazione questo provvedimento, frutto di un lavoro di proposta e di confronto con le forze politiche realizzato da realtà sindacali e associative nel corso di questi mesi, e auspica un pieno sostegno al provvedimento anche da parte del Senato.