ADI Palermo al Rettore: "Fare chiarezza sulle prospettive di 90 assegnisti di ricerca"

Dal 2011 l’Università di Palermo non bandisce assegni di ricerca di tipo A. Proprio in questi giorni 90 assegnisti del suddetto ateneo sono in scadenza, senza avere un quadro chiaro sulle loro possibilità di proseguire nel percorso accademico all’interno di tale realtà.

Coordinati da ADI Palermo, i giovani ricercatori hanno portato all’attenzione del Rettore Micari, attraverso un’interrogazione in Senato accademico, la richiesta di fare chiarezza sulla programmazione di posti da ricercatore a tempo determinato per il prossimo triennio.

"Credo che il caso di Palermo sia emblematico perché fotografa una situazione nazionale in cui non si investe sulla ricerca scientifica – ha dichiarato Alessandro Bruno (ADI Palermo), già rappresentante degli assegnisti in Senato accademico –, proprio in questi giorni sono scaduti circa 90 contratti di assegno di ricerca, 90 contratti che, è bene ricordare, significano un contributo alla attività di ricerca di tutto l'ateneo e un sostegno all'attività didattica e all'offerta formativa.

Insieme al problema delle prospettive incerte, comincia a sorgere anche un problema di rappresentatività all'interno degli organi di governo dell’università: la figura dell'assegnista di ricerca va scomparendo e i futuri assegni saranno sempre più in funzione dei singoli progetti dei vari dipartimenti.

L'ateneo di Palermo, come tanti atenei su tutto il territorio nazionale, soffre l'impoverimento dei fondi di finanziamento ordinario. Per non fare morire la ricerca a Palermo, così come in tutta Italia è fondamentale e necessario un piano straordinario di reclutamento di ricercatori degno di questo non nome, non le briciole previste della Legge di Stabilità 2016. Non si può fare affidamento esclusivamente sui progetti PRIN, sui SIR, sui progetti Europei che in buona parte finanziano progetti di ricerca applicata. In un Paese che vuole modernizzare il proprio assetto socio-economico è necessario puntare e finanziare anche la ricerca di base. Un precario della ricerca non può in contemporanea fare ricerca scientifica, didattica, assistenza agli esami, scrivere progetti per i PON, PRIN, Progetti Europei” conclude Bruno.

Il Rettore Micari, nella sua risposta ufficiale, prende tempo: “È sicuramente necessario arginare la forte riduzione di personale prevista nei prossimi anni. Il Piano Straordinario per ricercatori a tempo determinato di tipo B, previsto nella Legge di Stabilità, ci darà un po' di respiro. Probabilmente l'assegnazione di tali risorse sarà nota a marzo e in quel momento si potranno svolgere considerazioni anche in merito a possibili programmazioni, per le quali sono ovviamente necessarie risorse finanziarie, che al momento non possono essere quantificate.”

L’ADI continuerà a seguire la vicenda, la cui gravità richiama del resto l'esigenza non più prorogabile di finanziare il reclutamento accademico e di riformare l'intero sistema del pre-ruolo. A tal proposito l'ADI chiede che il Governo riapra rapidamente la discussione sul DDL Pagliari, al momento il principale strumento di riforma del pre-ruolo.