Concorsi scuola: no a sanatorie, valorizziamo le conoscenze

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Dalla settimana scorsa sono iniziati i lavori in Senato per il DL scuola 22/2020 dell'8 aprile, il quale chiarisce che la sospensione dei concorsi, stabilita dal DL n.18 del 17 marzo 2020, riguarda esclusivamente lo svolgimento delle prove. L’iter burocratico per la pubblicazione dei bandi dei concorsi ordinario e straordinario è terminato, e si attende la pubblicazione in GU entro il 30 aprile

Tuttavia, sia sindacati che alcune forze politiche stanno spingendo per modificare per l’ennesima volta il reclutamento scolastico, proponendo una trasformazione del concorso straordinario riservato ai docenti con 3 anni di servizio in un concorso per soli titoli e servizio.

Ricordiamo che negli ultimi 3 anni il reclutamento del personale docente nella scuola è stato modificato ben 4 volte. Dal sistema del DM 249/2010 basato su abilitazione e concorso riservato ad abilitati, con il D.Lgs n. 59 del 13 aprile 2017 si è passati al FIT, del quale è stato bandito solo il concorso straordinario riservato agli abilitati, nel 2018 è stato avviato l’iter burocratico per i regolamenti del concorso ordinario e di quello riservato ai docenti con 3 anni di servizio, ma è stato interrotto con il cambio di governo. Con la legge di bilancio 2019 il FIT è stato eliminato in favore di un unico concorso ordinario abilitante. A partire dall’aprile 2019 sindacati e governo hanno deciso di ripristinare nuovamente un percorso agevolato per i docenti con 3 anni di servizio, nonostante lo stesso governo lo avesse eliminato solo 4 mesi prima. Infatti, con il decreto “salva precari” è stato ripristinato un concorso riservato ai docenti precari, stavolta però con carattere straordinario, da svolgere in parallelo al concorso ordinario. Una misura una tantum, non strutturale e regolare come prevista nel sistema del FIT. In aggiunta ad esso ci sarebbe stato un PAS, percorso esclusivamente abilitante riservato ai docenti con 3 anni di servizio e a noi dottori di ricerca. Dopo l’estate la bozza di quel decreto è stata modificata dal nuovo governo, che nel nuovo “decreto scuola”, ora Legge 159/2019, ha modificato parzialmente il concorso straordinario e ha eliminato i PAS in favore di un concorso straordinario ai fini abilitanti selettivo in cui i grandi esclusi sono stati proprio i dottori di ricerca. 

Come ADI abbiamo proposto al Ministero una congrua valorizzazione del dottorato di ricerca attraverso due proposte che, come spiegato nel comunicato “Concorsi Scuola: le contraddizioni del DL 126/2019 e le richieste dell’ADI”, ancora oggi sono rimaste inascoltate senza una valida giustificazione:

- consentire l’accesso al concorso straordinario ai fini abilitanti tutti i dottori di ricerca;

- consentire l’accesso al concorso straordinario (per il ruolo) ai dottori di ricerca con 2 anni di servizio.

 

Adesso, con il pretesto dell’emergenza sanitaria si sta mettendo in discussione anche la Legge 159/2019, che abbiamo ampiamente criticato perché non valorizza i dottori di ricerca nell’accesso dei concorsi a cattedra. Tuttavia, riteniamo che un’ulteriore modifica dell’attuale sistema concorsuale sia dannosa, in quanto richiederebbe tempistiche burocratiche enormi, non compatibili con eventuali assunzioni per il prossimo anno scolastico. Riteniamo inaccettabile che, ogni volta, nell’arco di pochi mesi si rimettano in discussione criteri di accesso già definiti attraverso un confronto democratico. La scuola ha bisogno di un sistema di reclutamento con regole chiare e stabili. Gli aspiranti docenti, alcuni dei quali sono anche dottori di ricerca, sono confusi e disorientati, hanno bisogno di organizzare la propria vita sulla base di percorsi chiari nelle modalità e nei tempi. In molti hanno investito tempo e denaro per acquisire i 24 CFU, attendono già da diversi anni la possibilità di partecipare a qualche percorso per entrare con stabilità nel mondo della scuola. 

Un concorso straordinario per soli titoli e servizio sarebbe un pericoloso precedente. In futuro altri precari con 3 anni di servizio chiederebbero di essere assunti con la stessa modalità, senza alcuna verifica delle reali conoscenze e competenze. Ciò nasconde un'idea di scuola non come un luogo di cultura che cerca di attirare i docenti potenzialmente più preparati, ma una scuola vista come mero ufficio di collocamento, svilendo completamente il suo ruolo all'interno della società, con gravi ripercussioni anche nel mondo dell’università e della ricerca. L'opinione pubblica si sentirebbe ancora più legittimata ad avere una scarsa considerazione dei docenti e nei confronti delle istituzioni scolastiche. Riteniamo che la scuola debba selezionare i suoi docenti sulla base della loro preparazione e professionalità più che sull’anzianità di servizio. Siamo stati i primi e gli unici a criticare un concorso con un’unica prova formata da quesiti a risposta multipla, riteniamo che sia una modalità poco idonea per verificare la preparazione di docenti, tuttavia non possiamo continuare a modificare le modalità concorsuali ritardando la pubblicazione dei bandi. 

Se dovessero essere messe nuovamente in discussione le modalità concorsuali e i loro criteri di accesso non possiamo non chiedere di riconsiderare le nostre proposte per valorizzare il dottorato di ricerca; in particolare l’ammissione dei PhD al concorso straordinario abilitante e l’ammissione dei PhD con 2 anni di servizio al concorso straordinario.

Ci preme sottolineare che le nostre richieste non riguardano le modalità concorsuali, non chiediamo un’assenza di valutazione, bensì un ampliamento dei criteri di accesso includendo una categoria che ha già superato varie selezioni (in entrata, in itinere e in uscita dal dottorato) e che possiede il più alto titolo di studio. 

Inoltre, ricordiamo le nostre ulteriori richieste sulla tabella di valutazione dei titoli per il concorso:

 

- Valutazione della didattica universitaria
L'art. 485 del TU 297/1994 riconosce nella scuola il servizio svolto come docente incaricato o assistente incaricato nelle università, ci sembra quindi ragionevole valutarlo anche nei concorsi. Suggeriamo di attribuire un altro punteggio per ogni contratto di attività didattica universitaria. Vista la diversità di tipologie contrattuali e le diverse denominazioni delle varie esperienze didattiche, per semplificare la valutazione suggeriamo di non valutare il periodo del contratto, bensì attribuire un punteggio ad ogni contratto di didattica universitaria certificata (docenza a contratto, esercitazioni, tutorato, ecc…).;

 

- Valutazione delle pubblicazioni
Essendo state sempre valutate nei precedenti concorsi, siamo rimasti sorpresi da questa assenza. Da un incontro al ministero a febbraio con l’On. Ascani è emerso che sono state omesse per evitare la valutazione di articoli non di ricerca o di basso livello. Riteniamo che il problema possa essere facilmente risolto semplicemente adottando gli criteri già utilizzati per l’ASN, oppure definendo dei criteri di valutazione per le pubblicazioni nei concorsi a cattedra.