Disintossicare l’università, partendo dalla base

Con l’avvio delle procedure della terza tornata della VQR, il tema della valutazione universitaria ha ripreso nel dibattito pubblico una centralità che forse non aveva mai riscosso fino ad oggi. “Disintossichiamoci: un appello per ripensare le politiche della conoscenza” è l’appello pubblicato su  ROARS, che ha l’indubbio merito di aver aperto uno spazio di discussione quanto mai necessario sulle politiche della valutazione. 

L’appello ha superato le 900 adesioni, riuscendo a centrare nel segno il messaggio che vuole lanciare: le politiche della valutazione non possono essere ridotte a mero tecnicismo, come per anni è stato fatto, ma sono un elemento centrale del funzionamento del sistema accademico, e come tale devono essere affrontate. 

L’appello, infatti, mette opportunamente in luce un’analisi degli elementi principali su cui si fonda l’attuale sistema, ma soprattutto degli effetti - spesso nefasti - che questo produce sulle pratiche dei ricercatori, evidenziando quali sono i principi epistemologici a cui ogni sistema universitario e della ricerca dovrebbe tendere.

Misurare la ricerca per valutarne la qualità non può in alcun modo significare trasformarla nella lunga serie di storture di fronte alle quali ci troviamo oggi: l’eccessiva burocraticizzazione delle procedure e la tensione verso una produzione scientifica quantitativamente ma non sempre qualitativamente rilevante, per esempio, con inevitabili ricadute su chi sta ancora formandosi a svolgere il mestiere di ricercatore e chi si trova nelle fasi iniziali della propria carriera accademica. 

Come ADI riteniamo che sia interesse di tutta l’università, e soprattutto delle sue parti più deboli - studenti, dottorandi e figure precarie in generale - che questa discussione prosegua. Crediamo inoltre che sia necessario non limitarsi a una, seppur sacrosanta, critica sul piano teorico: auspichiamo dunque che questo appello sia di stimolo per avanzare quanto più rapidamente possibile delle proposte concrete per una ricostruzione del sistema accademico, dal punto di vista della valutazione della ricerca. Tutto questo tenendo presente, tra le altre, le necessità dei precari che, se da un lato sono sempre più spesso carne da macello nel sistema attuale, dall’altra non avrebbero probabilmente alcun giovamento (né approverebbero) un ritorno a modalità di scelta altrettanto opache e autoreferenziali. 

In conclusione,  guardiamo con speranza alla nascita di questo percorso di confronto, auspicando che questo prosegua riuscendo a coinvolgere tutte le fasce del sistema universitario.