Reintrodurre la proroga per la consegna della tesi

Tutto ha avuto inizio con un secco quanto inaspettato “No” dato in risposta a una delle tante domande contenute nelle FAQ pubblicate sul sito del MIUR poco tempo dopo l’emanazione del DM 45/2013. Questa risposta negativa e senza appello si riferiva alla possibilità per i dottorandi di chiedere, e ai collegi di dottorato di concedere, una proroga ai termini di consegna della tesi di dottorato.

Peccato che la risposta ministeriale in questione non trovi alcun fondamento normativo nel DM 45/2013. A ben vedere l’art. 8, co. 6 del DM 45/2013, cui si riferisce, non parla affatto di proroga e non stabilisce in alcun modo il divieto assoluto di concederla. In quel passaggio si disciplina soltanto la procedura relativa alla consegna della tesi e al ruolo dei valutatori esterni nell’ammettere la tesi alla discussione pubblica. Non si dice nulla, invece, sulla possibilità da parte del collegio di dottorato di concedere una proroga prima della scadenza dei termini della consegna. Come se non bastasse, l’art. 6, co. 1 del DM 45/2013 fissa solo una durata minima di tre anni per il corso di dottorato, e non prevede alcun limite massimo.
Su questi due aspetti l’ADI ha incentrato, fin dallo scorso anno, la sua richiesta di modifica delle FAQ ministeriali, dando il via a quella che si sarebbe trasformata in una lunga ed estenuante vertenza col MIUR e la sua macchina burocratica.

 

Cosa abbiamo fatto

Attraverso mail e incontri con direttori generali e funzionari del Ministero, poi con una mozione votata all’unanimità dal CNSU nel maggio 2015, abbiamo avanzato ai piani alti due richieste molto semplici. Primo: che le FAQ venissero corrette. Secondo: che il Ministero ripristinasse la possibilità della proroga introducendo meccanismi chiari per richiederla, a garanzia del dottorando contro eventuali usi impropri di questo dispositivo (ad esempio, per evitare che certi docenti lo usino per garantirsi manodopera non pagata).

Con una mozione più recente abbiamo chiesto e ottenuto che il MIUR prevedesse proroghe ad hoc per tutti i casi in cui i dottorandi vedessero ridotta la durata minima del proprio percorso per motivi non dipendenti da loro o pienamente giustificati: come nel caso dei dottorandi del XXIX ciclo, i cui corsi sono partiti “in ritardo” rispetto ai termini fissati dalla normativa, o in caso di sospensione di dottorato giustificata da periodi di maternità, di malattia o di frequenza del TFA.

 

Cosa vogliamo fare

Le risposte che ci ha fornito il Ministero, però, non sono state finora né chiare né esaurienti, in ogni caso inadatte a tutelare effettivamente i dottorandi che, per buone ragioni, avessero bisogno un’estensione del periodo a disposizione per ultimare la scrittura della tesi. Per questo stiamo continuando la nostra attività di pressione sul Ministero e sugli uffici competenti e non ci fermeremo sino a quando non avremo ottenuto l’effettivo ripristino della possibilità di chiedere la proroga, unitamente a misure di salvaguardia contro ogni suo eventuale abuso.