Stati di agitazione dell’università: per un sistema universitario pubblico, autonomo e democratico

Venerdì 20 dicembre 2024, diversi soggetti del mondo universitario (associazioni della docenza e studentesche, assemblee e circuiti precari, coordinamenti e comitati di ateneo) hanno sentito l’esigenza di convergere e organizzare un appuntamento in cui sia potuto emergere anche a livello nazionale le mobilitazioni e le criticità su risorse, precarizzazione e atenei telematici che sono state vissute in questi mesi nelle università. Pubblichiamo quindi oggi la registrazione dell’incontro e il comunicato conclusivo di questo appuntamento, a cui anche l'ADI - Associazione Dottorandi e Dottori di ricerca in Italia ha preso parte.

Vedi la registrazione dell’incontro all’aula Moretti di Roma Tre

PER UN SISTEMA UNIVERSITARIO PUBBLICO, AUTONOMO E DEMOCRATICO

Comunicato conclusivo Stati di agitazione dell’università, 20 dicembre 2024

Gli Stati di agitazione dell’università sottolineano come le attuali politiche di tagli alle risorse pubbliche, ulteriore precarizzazione del lavoro, sostanziale via libera agli atenei profit e telematici porteranno all’ulteriore scomposizione di un sistema universitario già segnato da dimensioni estremamente limitate, organici molto ridotti, precarietà, divergenze tra atenei e diseguaglianze nell’accesso.

Per un sistema universitario pubblico, autonomo e democratico, rivendichiamo una svolta, a partire da:

  • il ritiro del DdL 1240, con la sua moltiplicazione e ulteriore strutturalizzazione del precariato, perché il lavoro di ricerca sia sempre configurato come lavoro (diritti, salari e rappresentanza);
  • un piano straordinario per i precari, con specifici meccanismi e processi di stabilizzazione, che riassorbano la bolla creata dalla legge Gelmini e rilanciata dal PNRR;
  • l’allargamento di organici e facoltà assunzionali a dimensioni europee con un nuovo piano pluriennale, garantendo quindi un reclutamento periodico, la reinternalizzazione dei servizi e l’adeguamento dei salari all’inflazione;
  • un reale diritto allo studio, costruendo servizi pubblici e universali, superando il numero chiuso ed eliminando le attuali tasse e contribuzioni studentesche (le più alte in UE);
  • il rilancio del sistema nazionale, eliminando logiche di mercato, squilibri tra sedi, distribuzione premiale e competitiva; cancellando la possibilità per gli atenei di essere profit e le politiche di favore per quelli telematici;
  • la rimessa in discussione di gerarchizzazioni e verticalizzazioni rilanciate dalla Legge Gelmini, per costruire comunità universitarie democratiche.

Per questo gli Stati di agitazione propongono a tutte le componenti e le soggettività degli atenei:

  • l’apertura di uno stato di mobilitazione permanente negli atenei, che si proponga di coinvolgere l’insieme delle comunità universitarie nei prossimi mesi attraverso appelli, assemblee, dimostrazioni, scioperi delle attività e degli esami, occupazioni;
  • nel caso ci fossero forzature a gennaio nei tempi e nelle modalità di approvazione del DdL Bernini l’organizzazione immediata di presidi, occupazioni e dimostrazioni a Roma e nei diversi atenei;
  • una settimana di agitazione a fine gennaio (27-31) in cui rilanciare l’iniziativa e la mobilitazione nelle università;
  • nel rispetto dei percorsi e degli appuntamenti di ogni soggetto e componente, l’organizzazione di un nuovo incontro degli Stati di agitazione fine febbraio/primi di marzo, per approfondire il confronto e rilanciare l’iniziativa.

Stati di agitazione dell’Università