Uno scatto di dignità per tutti. ADI sulla protesta dei docenti

Uno scatto di dignità per tutti. ADI sulla protesta dei docenti

Con una lettera dello scorso 27 giugno, 5444 docenti delle università italiane hanno proclamato uno sciopero dagli esami di profitto in occasione del primo appello della sessione autunnale dal 28 agosto al 31 ottobre. La mobilitazione dei docenti, si legge nel testo della lettera, è finalizzata allo sblocco degli scatti stipendiali per professori e ricercatori delle università e degli enti di ricerca, congelati dal 2011 al 2015.

Come associazione nazionale rappresentativa dei dottorandi, dottori di ricerca e di tutti i ricercatori precari, teniamo a ribadire alcuni punti fermi e ad avanzare una proposta rivolta a tutti coloro che vivono e fanno vivere l'Università.

Non c'è dubbio che il mancato sblocco degli scatti stipendiali rappresenti l'ennesimo tentativo di delegittimazione del sistema universitario e di mortificazione del suo corpo docente, cui viene di fatto negata la dignità delle altre categorie che hanno già potuto recuperare quegli stessi scatti. Per questo riteniamo condivisibili le ragioni di fondo di questa mobilitazione. Crediamo anche sia pienamente legittima la pratica dell'astensione dagli esami di profitto, nei limiti in cui questa non rechi un danno irreparabile agli studenti, in primo luogo per i laureandi.

Piuttosto ci chiediamo e chiediamo ai docenti in mobilitazione se, in realtà, ad essere colpita e umiliata in tutti questi anni non sia più profondamente la dignità di tutti coloro che fanno vivere l'Università e che vi lavorano. Questa considerazione ci porta a ritenere prioritaria per tutti noi - docenti, ricercatori precari, dottorandi e studenti - la necessità di costruire un fronte ampio e comune di mobilitazione.

Il manifesto del "Movimento per la dignità della docenza universitaria" traccia un'analisi del tutto condivisibile in merito all'emergenza derivante dai tagli alle risorse dal 2008 ad oggi, dal blocco del reclutamento, dalla formazione di una vera e propria ‘bolla' di precariato universitario. Sul punto, in particolare, il documento sottolinea come non si debba "assolutamente dimenticare che la ricerca si è mantenuta ai livelli pregressi anche grazie ai tanti ‘precari della ricerca', che hanno continuato a lavorare pur in assenza di prospettive immediate".

Proprio per questo, ci domandiamo come la questione degli scatti stipendiali possa rappresentare per gli estensori del documento la priorità assoluta per il sistema universitario se scissa dal dramma del precariato e dalla questione del diritto allo studio, lasciando queste ultime in subordine rispetto allo stipendio del personale strutturato.

Come componente più sfruttata del sistema universitario non possiamo sostenere una mobilitazione che affermi quale prima fra le priorità dell'Università italiana la restituzione degli scatti stipendiali per i docenti strutturati, relegando in secondo piano la dignità di migliaia di precari della ricerca che - a differenza dei primi - non hanno alcuna certezza sul loro futuro. Non possiamo accettarla perché siamo stati e saremo noi a pagare il prezzo più alto del taglio di risorse per l'università e di una precarizzazione sistematica utilizzata come soluzione alla riduzione di quelle risorse, che ci impedirà di diventare docenti strutturati.

Non possiamo accettare una battaglia, per quanto legittima, che divida le componenti più deboli del sistema, piuttosto che riconnettere le rivendicazioni e le lotte in una mobilitazione più ampia per un nuovo modello di Università pubblica. Una battaglia che, posta in questi termini, serve soltanto a riprodurre quella guerra tra poveri voluta dalla riforma Gelmini e causata dai tagli che dal 2008 ad oggi hanno smantellato il sistema dell'Università e della ricerca.

Per questo rivolgiamo un appello ai docenti strutturati che hanno aderito allo sciopero: perché non combattere insieme una battaglia per un cambiamento reale dell'Università italiana, aggregando tutte le componenti dell'Università?

La nostra proposta è quella di costruire insieme una mobilitazione per la dignità dell'Università e della ricerca pubblica per il prossimo autunno. Incontriamoci tutti, docenti, ricercatori precari, dottorandi e studenti, in un'assemblea pubblica dell'Università italiana, in cui definire insieme una piattaforma di rivendicazioni comuni. Ognuno con la propria specificità, ma con la disponibilità a mettersi al servizio di una battaglia più grande, necessaria e non rinviabile. Siamo infatti convinti della necessità di costruire una mobilitazione più ampia e generale, che veda protagoniste tutte le componenti dell'Università, soprattutto quelle che più di tutte hanno subìto, in questi anni, le politiche di riduzione dei finanziamenti, di blocco del reclutamento, di precarizzazione crescente e di mortificazione del diritto allo studio.

Solo attraverso una mobilitazione inclusiva possiamo tentare di ridare un futuro all'Università pubblica nel nostro Paese.

 

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