Il governo, la violenza di genere e la favola dell’uomo nero

Vorremmo poter dire che le ormai note dichiarazioni del Ministro Valditara alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin, lo scorso 18 novembre, ci lasciano sgomentɜ, ma così, tristemente, non è. L'uso strumentale di dati, peraltro facilmente smentibili, l'identificazione propagandistica di presunte ideologie, sono una cifra strutturale degli interventi mediatici, e non, degli esponenti dell'attuale governo. La criminalizzazione di chiunque venga considerato diverso, altro, rispetto ad una presunta normalità è ormai il metodo per identificare capri espiatori cui affidare tutta la responsabilità di problemi in realtà strutturali di questo Paese.

L'educazione sessuale e affettiva nelle scuole dovrebbe essere un pilastro dell'istruzione, uno degli innumerevoli passi per il superamento del divario di genere, e non un tema da strumentalizzare per pura propaganda. Chi sta al governo dovrebbe riconoscere la totale assenza delle istituzioni in tal senso e accogliere con positività e rispetto iniziative di privatɜ cittadinɜ che, con estrema sensibilità e senso civico, cercano di sopperire alle mancanze strutturali del sistema dell'istruzione. Ci piacerebbe davvero che il patriarcato fosse una mera costruzione ideologica e, tuttavia, è una cultura ben presente in tutto il Paese, che non risparmia i luoghi dell'istruzione e della cultura, un retaggio culturale che serpeggia in atteggiamenti, parole, azioni, non solo nelle famiglie, ma anche nelle scuole e, non in ultimo, nelle università. Ne sono testimoni incrollabili i dati che ogni anno si pubblicano sul gender gap, sulla presenza di donne nelle STEM, sul raggiungimento della stabilità lavorativa delle donne in accademia, i più recenti scandali sulle molestie nelle università. A questo si aggiunge la squallida strumentalizzazione operata sul problema, sistemico, della violenza di genere per tirare in ballo, in modo quanto mai grottesco, un cavallo di battaglia dell’attuale governo: quello dell’immigrazione illegale. Ad aggravare la situazione la difesa che, il giorno dopo, arriva niente meno che dalla Presidente del Consiglio, che a sua volta millanta una presunta correlazione tra l’immigrazione clandestina e i casi di violenza sessuale. A nulla vale la totale smentita dai dati, che vedono la fortissima maggioranza delle violenze avvenire in ambiente famigliare, e neanche il caso della stessa Giulia Cecchettin, brutalmente uccisa da “un ragazzo bianco, italiano e perbene”, come ricordato dalla sorella Elena. Una prova ulteriore di quanto il problema della violenza di genere sia nient’altro che un ponte, per l’attuale Governo, per riportare l’attenzione alla propaganda a cui è più aduso. 
Specie con l’approssimarsi dell’annuale giornata contro la violenza maschile sulle donne e di genere, una classe dirigente che nega apertamente l’esistenza del patriarcato e di oppressioni sistematiche legate al genere, che danneggiano tanto le donne quanto le identità queer e trans*, non è solo un’opinione tra le tante, ma una concreta minaccia alla sopravvivenza e ai diritti di alcune tra le categorie più fragili della nostra società, dentro e fuori dall’Accademia.