L’ADI lotta da anni per il superamento del dottorato senza borsa, una priorità su cui, grazie al nostro lavoro di rappresentanza, si è più volte espresso favorevolmente il CNSU.
Il dottorando senza borsa ha gli stessi doveri e lo stesso carico di lavoro del dottorando con borsa, ma non gode di alcun sostegno economico e spesso deve pagare tasse su tasse per frequentare il dottorato. Il dottorato senza borsa è per noi un’aperta violazione degli standard minimi sanciti dalla Carta Europea dei Ricercatori e lede la dignità dei ricercatori in formazione.
Se il MIUR ha inteso porre un argine alla possibilità per gli atenei di bandire posti senza borsa, lo ha fatto nel modo più errato possibile - come abbiamo immediatamente denunciato - cioè imponendo vincoli sulla percentuale minima di posti da bandire con borsa, ma a parità di risorse. L’ADI ha sempre chiesto la copertura con borsa di tutti i posti messi a bando, combinata però con il loro aumento numerico. Il MIUR, recependo quasi integralmente le indicazioni ANVUR, ha risolto il problema, invece, costringendo gli atenei a contrarre drasticamente la propria offerta dottorale.
Lo abbiamo ripetuto come un mantra negli ultimi tre anni in Ministero e in ogni altra sede istituzionale: non si può migliorare la condizione del dottorato e dei dottorandi in Italia restando nella logica dei tagli lineari inaugurata nel 2008, è necessario un piano di investimento straordinario sul dottorato da parte del Governo.
Cosa abbiamo fatto
In occasione della formulazione dei pareri annuali del CNSU sui piani del Fondo Finanziamento Ordinario per il sistema accademico, abbiamo sempre denunciato i disastri prodotti dalla lunga stagione di tagli all’Università iniziata con il governo Berlusconi e continuata con i successivi e abbiamo ribadito la necessità di un rifinanziamento strutturale dell’intero sistema, proprio a partire dal dottorato.
Investire sul dottorato deve significare, prima di tutto, il superamento del dottorato senza borsa, quale elemento cardine di una effettiva applicazione della Carta Europea dei Ricercatori. Lo abbiamo sostenuto nel nostro parere ai criteri dell’ANVUR, alle linee guida del Ministero, nelle nostre indagini annuali e, più in generale, in ogni occasione di confronto con i titolari del MIUR e ai dirigenti che si sono succeduti in questi ultimi anni.
Cosa vogliamo fare
Nel passaggio dal XXIX al XXX ciclo il numero dei posti messi a bando si è contratto di oltre il 25%; per compredere la gravità di questo dato basta pensare che già nel 2012 l’Italia era terzultima in Europa per numero di dottorandi ogni mille abitanti (vedi la V indagine ADI). Il dottorato senza borsa in Italia sta effettivamente scomparendo: il problema è che sta sparendo insieme al dottorato tout court. Per questo bisogna tenere insieme l’obiettivo di una copertura totale dei posti messi a bando con un ambizioso piano di rifinanziamento del dottorato italiano.
È necessario arrivare nel brevissimo periodo alla copertura totale dei posti messi a bando. Nel breve-medio termine bisognerà invece tornare ai livelli del XXIX ciclo - ma questa volta con tutte quante le posizioni che possano contare su un sostegno economico - per poi attestarci sui numeri precedenti alla mannaia della riforma Gelmini e dei tagli della Legge Tremonti.
Questo significa portare gli attuali 9.000 posti banditi annualmente almeno a 11.000. Vogliamo portare in CNSU e al MIUR la nostra campagna sul rifinanziamento del dottorato avviata in occasione del dibattito sulla legge di stabilità 2016.