Oggi pomeriggio il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, rispondendo a una specifica interrogazione parlamentare che riprendeva i temi sollevati dalla petizione ADI-FLC per l'estensione della DIS-COLL ad assegnisti di ricerca e dottorandi, ha ancora una volta deciso di non decidere, riservandosi di verificare le sussistenza delle condizioni giuridiche e finanziarie idonee a includere i ricercatori precari nella platea dei beneficiari.
L’ADI e l’FLC-CGIL esprimono disappunto per la scelta del governo di non risolvere l’ambiguità che da tempo si è ingenerata sulla questione. Siamo soprattutto preoccupati per le valutazioni che il ministro Poletti ha portato in sede di question time, sostenendo che assegnisti di ricerca, dottorandi e ricercatori precari non possono essere considerati in tutto e per tutto lavoratori dal momento che i loro contratti sono assimilabili a borse di studio e non danno diritto all’ingresso in ruolo.
Rintracciamo in queste parole una scarsissima considerazione della dignità dei ricercatori precari e della funzione che essi svolgono in seno al sistema universitario nazionale. E’ il caso di ricordare ancora una volta che oltre un terzo del personale accademico è composto da queste figure, senza le quali gli atenei, privati da anni di risorse finanziarie e strangolati dal blocco del turn-over, non potrebbero garantire gran parte delle proprie attività di ricerca e didattica. Cosa succederebbe se questi soggetti smettessero di svolgere il loro lavoro?
Il Ministro Poletti dimostra inoltre di conoscere poco le stesse fattispecie su cui ha preso la parola. La legge istitutiva degli assegni di ricerca L. 449/1997 in seguito modificata dalla L.240/2010 definisce gli assegni di ricerca come assegni "per la Collaborazione ad attività di ricerca". Così come è il caso di ricordare che la nota MIUR del 12 marzo1998 che ha precisato le caratteristiche di tali figure ne ha delineato contorni identici a quelli dei cococo.
Ci sentiamo inoltre di rivolgere al ministro queste domande: se assegnisti di ricerca e dottorandi non sono lavoratori, per quale motivo sono tenuti a versare oltre il 30% del loro reddito alla Gestione Separata INPS per contributi sociali e previdenziali? Per quale motivo l'assegno di ricerca non consente di ottenere l’indennità di disoccupazione, ma dà motivo all'INPS di revocarla? È Il caso di ricordare, infatti, che un percettore di indennità di disoccupazione che inizi una collaborazione con assegno di ricerca si vede correttamente revocata l'indennità stessa.
Per questi motivi, gravemente insoddisfatti dell’impostazione che il governo dà all’intera questione ma consapevoli della riserva di decidere espressa oggi dal ministro Poletti, l’FLC-CGIL e l’ADI – Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani rilanciano l’impegno di questi mesi con un presidio, tra dieci giorni, presso il Ministero del Lavoro. Rivolgiamo un appello ad assegnisti e dottorandi, a alle associazioni, organizzazioni e gruppi informali della comunità accademica nazionale e a tutti coloro che hanno a cuore il destino dei giovani ricercatori e dell'università italiana, affinché si mobilitino in difesa del diritto del Paese a un sistema di welfare non discriminatorio.
Durante il presidio l’FLC-CGIL e l’ADI presenteranno al ministro Poletti la petizione online #perchénoino, che in pochi giorni ha già raccolto 5000 firme.
Pubblicato Mer, 13/05/2015 - 17:31