3. Valorizzare il dottorato nelle imprese e nelle pubbliche amministrazioni

Le indagini ADI su dottorato e postdoc da anni mostrano l’elevato tasso di espulsione dei dottorandi dal comparto università. Ad oggi, infatti, circa il 90% dei dottori di ricerca che usufruisce di uno o due assegni di ricerca è portato a trovare una collocazione lavorativa al di fuori dell’accademia (VII Indagine ADI). Diventa quindi fondamentale agire per la valorizzazione del titolo sul fronte della Pubblica Amministrazione (PA) e delle imprese. Purtroppo, infatti, solo di rado il dottorato di ricerca è richiesto come titolo preferenziale per accedere all’impiego pubblico, oltre a non essere specificamente valutato tra i titoli in fase concorsuale. La legge 240/2010, inoltre, ha eliminato il diritto dei dipendenti della PA di richiedere il congedo per svolgere un dottorato di ricerca, subordinandone la concessione alle (spesso ampiamente discrezionali) esigenze dell’amministrazione. Va anche notato che, nei contratti collettivi nazionali, il titolo non è considerato e non è prevista nessuna posizione stipendiale specifica per chi ha conseguito un dottorato di ricerca.

Nel settore privato, si parla sempre troppo poco, e il più delle volte con superficialità, dei problemi relativi agli sbocchi occupazionali e alle condizioni di lavoro dei dottori di ricerca. Dalle informazioni disponibili, emerge un quadro poco confortante: la netta maggioranza dei dottori di ricerca è occupata con contratti precari; più della metà è insoddisfatta dello sbocco professionale offerto dal dottorato; il settore privato assorbe meno del 40% dei dottori di ricerca e, al suo interno, l’industria ne impiega solo un quarto.

 

Valorizzazione nella PA - cosa vogliamo fare

Al fine di valorizzare la figura del dottore di ricerca nella PA, vogliamo lavorare per creare canali di accesso dedicati o riservare una certa percentuale dei posti messi a bando (ad es., il 10%) ai dottori di ricerca, laddove siano richiesti profili altamente qualificati, garantendo adeguati livelli stipendiali e arginando la natura facoltativa di tale scelta contenuta nella vigente normativa.

Altro aspetto rilevante da perseguire è la congrua valutazione del titolo di dottore di ricerca in fase concorsuale: pensiamo che il punteggio attribuito ad esso non possa essere inferiore a quello proporzionale ai crediti formativi universitari (cfu) ad esso riconosciuti. 

Infine, tenuto conto che la formulazione della disposizione introdotta dalla legge 240/2010 rende discrezionale la concessione dell’aspettativa per il pubblico dipendente ammesso ai corsi di dottorato, reputiamo necessario il  ripristino del diritto all’aspettativa “automatica” per eliminare eventuali disparità di trattamento.

 

Valorizzazione nel settore privato - cosa vogliamo fare

Per favorire l’inserimento dei dottori di ricerca nel mondo delle imprese crediamo sia necessario agire partendo dall’Università, potenziando l’offerta formativa rivolta alle soft skills e favorendo i momenti di incontro e conoscenza tra dottori di ricerca e imprese.

Le nostre proposte si articolano su due pilastri principali: formazione e job placement.

In particolare, reputiamo opportuno prevedere, durante il dottorato di ricerca, corsi che favoriscano la conoscenza delle specificità del mondo del lavoro extra-accademico e che siano in grado di indirizzare le competenze trasversali (soft skills) - naturalmente acquisite durante il percorso - anche verso i settori pubblico e privato.

In tale contesto si innesta il potenziamento del job placement, generalmente rivolto ai neo-laureati. L’obiettivo è creare canali dedicati ai dottori di ricerca all’interno dei career day universitari, capaci di mettere in contatto l’industria che intende promuovere innovazione con i dottori di ricerca che abbiano le competenze richieste, coprendo sia l’area umanistica che quella scientifica. Inoltre, va considerata la costruzione di un sistema di gestione dei profili dei dottori di ricerca (nella forma di una banca dati, da collegare all’attività di job-matching), sovraordinato rispetto ai singoli atenei e istituti di ricerca, coordinato a livello nazionale e interfacciato con gli uffici placement degli atenei, al fine di favorire e migliorare l’individuazione di dottori di ricerca per determinate posizioni lavorative.

 

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