Sono ormai passati 4 anni dalla scomparsa di Giulio Regeni e ancora una volta ci ritroviamo a chiedere verità e giustizia. In quanto dottorandi e dottori di ricerca, abbiamo fin da subito sentito l’imperativo morale di aderire alla campagna di Amnesty International per chiedere Verità e Giustizia per quel nostro collega barbaramente torturato e ucciso in Egitto. Quattro anni dopo, quella verità e quella giustizia tardano ancora ad arrivare.
Nel corso dell’ultimo anno, abbiamo continuato a tenere alta l’attenzione sul tema in modi diversi. Quando le amministrazioni locali hanno spostato o rimosso lo striscione giallo che chiede verità e giustizia per Giulio, abbiamo preteso che lo striscione fosse rimesso al suo posto. Quando si sono verificati gli ennesimi casi di depistaggio in Egitto sulle indagini in corso, affiancati a tentativi di minimizzare la gravità di quanto accaduto, ci siamo uniti alla richiesta di ritirare l’ambasciatore italiano in Egitto.
Circa un mese fa, il MIUR ha istituito dei premi di ricerca in onore di Giulio Regeni, per studiosi che svolgono attività di studio in luoghi caratterizzati da particolari difficoltà politiche e sociali. Eppure, sono proprio questi luoghi a non essere in grado di dare, agli studiosi, quel grado di sicurezza necessaria affinché la curiosità scientifica che li spinge possa essere perseguita senza correre rischi per la propria vita. Allo stato attuale, l’Egitto, così come tanti altri paesi nel mondo, non rappresenta un posto sicuro dove poter svolgere attività di ricerca.
Ed è per questo che ci teniamo a ribadire con forza che la vicenda Regeni non è la vicenda privata di una famiglia che ha perso un figlio e un fratello, ma è una vicenda che riguarda tutti noi. La tutela dei diritti umani dovrebbe essere garantita sempre e ovunque, ed è inaccettabile che uno stato come l’Egitto sia ancora considerato come un paese sicuro dove svolgere attività di ricerca, quando è evidente che non sia così.
L’impegno delle istituzioni politiche italiane continua a essere insufficiente. Il recente incontro tra il Presidente del Consiglio Conte e il Presidente della Repubblica egiziana Al-Sisi ha portato quest’ultimo a ribadire l’impegno affinché una commissione apposita possa finalmente arrivare alla verità di tutta la vicenda. Non è la prima volta che sentiamo queste parole da parte di Al-Sisi, e non è la prima volta che lui o altri fanno promesse simili, ed è per questo che non sono minimamente credibili.
Per tutti questi motivi, in qualità di rappresentanza nazionale dei dottorandi, categoria alla quale lo stesso Giulio apparteneva, e dei dottori di ricerca, l’ADI aderisce quindi anche quest’anno alla campagna nazionale di Amnesty International “Verità e Giustizia per Giulio Regeni”. La mappa delle sedi ADI aderenti è in continuo aggiornamento ed è accessibile cliccando qui.
Il 23 gennaio scorso è arrivato in tutte le maggiori librerie d’Italia il libro che i genitori di Giulio, Paola Deffendi e Claudio Regeni, hanno scritto insieme alla loro legale, Alessandra Ballerini. Si intitola “Giulio fa cose”, e ricostruisce nei dettagli quanto accaduto in questi ultimi quattro anni, e contiene una lettera dei Regeni ad Al-Sisi.
Invitiamo tutti alla lettura di questo libro. Per conoscere, ricordare e chiedere ancora una volta Verità e Giustizia per Giulio.
Clicca qui per visualizzare la mappa delle sedi ADI aderenti alla campagna Amnesty
“Verità e Giustizia per Giulio Regeni”
Pubblicato Sab, 25/01/2020 - 07:31
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