Il volto dietro la maschera

Il volto dietro la maschera

A più di due anni dalla tragica scomparsa e dall’omicidio di Giulio Regeni, dopo l’avvicendamento seguito alle elezioni del 4 marzo, il governo italiano getta finalmente la maschera. E il volto che c’è dietro è quello dell’orrore.

In una intervista a Marco Cremonesi (Corriere della Sera) del 13 giugno 2018, il Ministro degli Interni Matteo Salvini ha dichiarato: “Sì, vogliamo ricostruire buoni rapporti con l’Egitto. Io comprendo bene la richiesta di giustizia della famiglia di Giulio Regeni. Ma per noi, per l’Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un Paese importante come l’Egitto.”

Si tratta di parole gravissime, che lasciano intendere che la richiesta di verità e giustizia per Giulio Regeni non è prioritaria per questo governo, disposto ad ignorare l’omicidio di un giovane ricercatore italiano pur mantenere buoni rapporti con l’Egitto.

Nella sua dichiarazione il Ministro Salvini sminuisce "la richiesta di giustizia della famiglia Regeni", riducendola volutamente ad una questione personale, familiare, ed ignorando - forse a bella posta - che intorno a questa famiglia è nata e cresciuta una comunità vasta, per la quale la richiesta di giustizia non è solo un gesto di solidarietà, ma una basilare espressione di civiltà. Una comunità che non è disposta a sacrificare la vita di Giulio e la propria umanità in cambio dell’appeasement con una nazione straniera.

Il Ministro Salvini prosegue affermando che "per noi, per l'Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un Paese importante come l'Egitto". Richiamandosi agli interessi del nostro Paese, il Ministro in realtà li calpesta e li svilisce. È dovere infatti di qualunque governo italiano proteggere la vita dei cittadini italiani all’estero, e chiedere con fermezza che i responsabili di crimini contro i nostri connazionali siano perseguiti ed assicurati alla giustizia. Con la sua dichiarazione, Salvini si dimostra disponibile ad ignorare la natura dittatoriale del governo di Al-Sisi, le sparizioni forzate, le incarcerazioni arbitrarie (ricordiamo che Amal Fathy si trova ancora in carcere, tra le altre cose); ma quel che è più grave, danneggia la credibilità e l’autorevolezza del nostro paese nei confronti dell’Egitto. Stupisce, in questo senso, la mancanza di una nota o di un commento da parte del Ministero degli Esteri che, fino a prova contraria, è responsabile per la gestione delle relazioni con l’Egitto.

Mai come oggi è necessario ribadire che ogni ostacolo posto sul cammino di chi chiede Verità e Giustizia per Giulio Regeni verrà spazzato via dalla forza di una comunità enorme, e che nessuna ragione di stato può giustificare che degli assassini di un cittadino italiano camminino liberi sul suolo di un altro paese. Mai come oggi la famiglia Regeni ha tante voci: sarà difficile per chiunque, nei prossimi mesi, tapparsi le orecchie.