Pensieri, parole e musica per Giulio

A 6 anni esatti dalla scomparsa di Giulio Regeni, il 25 gennaio 2022, si è tenuto a Fiumicello l'evento "Pensieri, parole e musica per Giulio", con i genitori Paola Deffendi e Claudio Regeni, e la loro avvocata Alessandra Ballerini. 

All'evento, trasmesso in diretta sul canale Youtube di Giulio Siamo Noi (https://www.youtube.com/channel/UC6mteqI7iMVMqo44sUQftkA), ha preso parte una delegazione dell'ADI.

 

Ecco il testo del nostro intervento.

 

L’ADI è l’associazione che rappresenta e tutela le dottorande e i dottorandi, nonché le giovani precarie e i giovani precari della ricerca, e si batte perché venga riconosciuto valore al titolo di dottore di ricerca all’interno del nostro Paese, tanto nella Pubblica Amministrazione quanto nel settore privato. Le nostre sedi sparse su tutto il territorio nazionale sono animateda chi dedicail proprio tempo in maniera volontaria e non retribuita a migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tutte e tutti. Perché, sì, ricerca è lavoro. La vita di Giulio è una delle tante storie di coloro che credono nel mondo della conoscenza e nella molteplicità dei saperi, affrontando ostacoli e difficoltà senza la certezza di una soddisfazione finale, spesso perché dall’altra parte c’è chi non è disposto a valorizzare il merito altrui preferendo personali privilegi.

Il cuore di tutte le socie e i soci dell’Associazione si è colorato di quel “giallo-Giulio” che rappresenta il simbolo del costante impegno per la verità e giustizia che ADI, all’interno del “Popolo Giallo”, vuole quotidianamente alimentare da sei anni a questa parte. Chiedere a gran voce rispetto per Giulio significa rivendicare il rispetto dei diritti umani per tutti i “Giuli d’Egitto” che vivono la tirannide di un Paese che trova ancora troppi partner commerciali nel mondo, Italia vergognosamente inclusa.

Come non smettono mai di ricordare Paola e Claudio, Giulio era un cittadino straniero in Egitto per motivi di studio, che non aveva nulla a che fare né con comportamenti illegali né con qualsiasi altra cosa che non fosse la ragione per la quale lui era lì: la ricerca accademica. Spesso, per il grande pubblico o per i non addetti ai lavori, il mestiere del ricercatore risulta relativamente più semplice e intuitivo da cogliere se ha a che fare con laboratori o statistiche. Più difficile è comprendere la ricerca sulle scienze umane che è di tipo sociale, storico, economico, non necessariamente legata a grafici, al Pil, ma che mette insieme gli aspetti appunto storici, sociali ed economici dei lavoratori. Questa è la ricerca che intendeva svolgere e che stava svolgendo Giulio al Cairo. Esistono alcuni tipi di ricerca “partecipata”, sul campo, come quella di Giulio, che andava a parlare con la gente.

Per questo, il principale pensiero di noi giovani studiose e studiosi deve essere quello di rivendicare che no, Giulio non se l’è andata a cercare. Lui lavorava all’interno di una struttura universitaria, aveva una tutor accademica e conosceva l’arabo e l’Egitto sin da quando nel 2009 ci aveva trascorso un intero anno accademico per imparare la lingua e poi tonarci tra il 2012 e il 2013 durante uno stage all’ONU. Vogliamo unirci al pensiero dei genitori di Giulio nel non stancarci mai di riaffermare che chi fa ricerca è un capitale umano, dovrebbe essere considerato una risorsa, mentre ancora poco si sa su cosa sia un dottorato. Giulio era un ricercatore, non era andato in Egitto a fare altro che svolgere la sua ricerca.

Oggi siamo qua per testimoniare quanto teniamo a restare vicini alla comunità di Giulio, malgrado il nostro apporto non possa che rappresentare una goccia nell’oceano che ci separa dalla ricostruzione della verità e dalla sete di giustizia. Tuttavia, ciascuno di noi ha il dovere di continuare ad avere il coraggio di vincere l’indifferenza per recuperare la dimensione etico-morale della ricerca, tanto cara a Giulio. Uno sforzo collettivo che manifesti la generosità che muove le ricercatrici e i ricercatori a non restare mai immobili, anche di fronte al timore di non farcela, perché l’unico antidoto alla paura è la conoscenza.