Sciopero per il clima: Mobilitazione ADI per la giustizia climatica

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Fridays for Future | Gli effetti dei cambiamenti climatici stanno alterando irreversibilmente gli equilibri ecosistemici del pianeta da cui dipendono la salute e il benessere della popolazione umana. Il giudizio della comunità scientifica è netto al riguardo: tali cambiamenti sono imputabili in gran parte alle attività umane fortemente inquinanti e climalteranti. Sebbene le tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili siano sempre più efficienti, l’attuale modello di sviluppo, produzione e trasporto rimane ancora basato sui combustibili fossili (petrolio, gas, carbone), principali responsabili dell’alterazione del clima, così come della degradazione dell’aria che respiriamo.. Gli impatti ecologici, economici e sociali causati da questa insopportabile irresponsabilità sulle politiche energetiche globali sono purtroppo sotto gli occhi di tutti, osservabili e misurabili da dati concreti. L’aumento di eventi meteorologici estremi, l’alterazione dei regimi pluviometrici, il declino della biodiversità in intere parti del globo sono solo alcune delle conseguenze dirette dei cambiamenti climatici in atto. Le ripercussioni sulle economie locali, il benessere e la salute delle persone possono purtroppo essere anche molto gravi. La Lancet Commission of Pollution and Health ha stimato 9 milioni di morti causati dall’inquinamento nel 2015, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che dal 2030 almeno 250,000 persone moriranno ogni anno per cause legate ai cambiamenti climatici, come l’aumento delle ondate di calore, l’aumento delle malattie infettive e la riduzione della produzione mondiale di cibo. I costi del cambiamento climatico non sono misurabili solo in termini economici, ma riguardano direttamente la vita umana.

Negli ultimi anni, a livello internazionale si sono succedute numerose COP (Conference of the Parties) sul clima tra i grandi leader del mondo, l’ultima lo scorso dicembre in Polonia. Anche se con grande fatica, soprattutto a causa della strenua resistenza dei Paesi con economie legate ai combustibili fossili (Russia, Usa, Arabia Saudita e Kuwait),  l’obiettivo di non superamento degli 1,5 gradi è stato finalmente assunto come incontrovertibile. Perché tale obiettivo sia raggiunto, è necessario ridurre le emissioni del 45% entro il 2035 e azzerarle totalmente entro il 2050. Nonostante ciò, nessun accordo chiaro è stato preso sulle misure concrete che gli Stati dovrebbero attuare per ottenere tali obiettivi, mantenendo l’attuazione di politiche energetiche adeguate sul piano di promesse vaghe e confuse. Eppure, gli scenari dell’ultimo rapporto IPPC (Intergovernmental Panel on Climate Change) sul clima parlano chiaro. Ci restano circa 12 anni per adottare misure efficaci a ridurre drasticamente l’impatto del climate change, onde evitare conseguenze ancora più tragiche di quelle che saremo comunque costretti ad affrontare. Ciò significa chiaramente che non abbiamo più tempo. L’atto di coraggio della studentessa svedese Greta Thunberg nell’ultima edizione della COP 24 e del Forum economico di Davos è stata una doccia fredda per tutte le coscienze sensibili al tema e deve renderci consapevoli della forza che cittadinanza e comunità scientifica possono sviluppare per costringere le governance mondiali a cambiare radicalmente le politiche economiche ed energetiche dei loro Paesi.

Come dottorandi, dottorande e dottori di ricerca abbiamo una doppia responsabilità a riguardo. La nostra generazione sarà la più colpita dalle conseguenze del cambiamento climatico, il futuro che stanno decidendo in questi meeting internazionali è soprattutto il nostro. Inoltre, chi lavora nell’Accademia e nei luoghi di sapere critico non può che sentire propria questa battaglia per una trasformazione radicale della comunità mondiale e del suo modello di sviluppo. Per questo, in occasione dello sciopero globale per il clima del 15 marzo l'ADI invita tutti i ricercatori, e in particolare i dottorandi e dottori di ricerca che lavorano nelle università italiane, ad aderire allo sciopero bianco di 15 minuti, dalle 11.00 alle 11.15. Il fermo delle attività didattiche ha lo scopo di sensibilizzare tutta la comunità accademica - personale tecnico e amministrativo, corpo docente, ricercatori a vario titolo, studenti - sulla necessità di un serio impegno politico, scientifico e culturale sul tema della lotta ai cambiamenti climatici.

Per citare Greta «Stiamo sacrificando la nostra civiltà affinché un numero molto ristretto di persone possa continuare a fare una montagna di soldi. Stiamo distruggendo la nostra biosfera solo perché le persone dei Paesi ricchi come il mio possano continuare a vivere nel lusso. La sofferenza di molti è il costo da pagare per il benessere di pochi» (trad. degli autori).

Non ci sono altri pianeti disponibili, non c’è un altro posto dove poter vivere. Il diritto a vivere e lavorare in un ambiente sano e in un territorio al riparo da catastrofi ambientali è un diritto indisponibile di tutti e di tutte. Il 15 Marzo faremo in modo che il messaggio arrivi chiaro ai capi di governo, ai decisori politici e alle lobbies dei combustibili fossili.

 

Le sedi dell'ADI che aderiscono allo sciopero bianco per il clima:

 

 

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