ADI scrive ai candidati alla presidenza del CUN: date voce ai precari dell'università!

Pubblichiamo qui di seguito una lettera aperta dell'ADI ai candidati alla presidenza del Consiglio Universitario Nazionale, massimo organo di rappresentanza del mondo accademico.


Nelle prossime settimane il Consiglio Universitario Nazionale (CUN), massimo organo di rappresentanza del mondo accademico, è chiamato a rinnovare la propria presidenza. L'ADI rivolge un appello ai candidati affinché la questione della rappresentanza e dei diritti dei dottorandi, degli assegnisti di ricerca e dei ricercatori a tempo determinato venga assunta come prioritaria nell'agenda programmatica della prossima presidenza dell'organo.

Per essere davvero rappresentativo di tutta la comunità accademica italiana, il CUN deve essere in grado di includere e dare voce ai punti di vista delle componenti universitarie più deboli, precarie e più numerose. Assegnisti di ricerca e ricercatori a tempo determinato di tipo A e B sono oggi esclusi dalla composizione del CUN, che rischia di essere percepito sempre più come un luogo distante dalle reali esigenze di chi lavora nel mondo accademico. Assegnisti e ricercatori svolgono attività di ricerca e didattica spesso determinanti per il quotidiano funzionamento degli atenei, senza avere al loro interno un'adeguata rappresentanza all'interno dei dipartimenti e venendo sistematicamente esclusi dagli organi centrali di governo degli atenei. Il CUN riproduce a livello nazionale la disuguaglianza strutturale dei diritti di rappresentanza che dottorandi, assegni ed RTD subiscono al livello dei singoli atenei. Crediamo che un deciso cambio di rotta sul piano della composizione e del funzionamento ordinario dell'organo sia, oggi più che mai, condizione necessaria per ridare voce e dignità a questi soggetti. Siamo convinti che il CUN possa e debba essere il primo luogo in cui realizzarla.

Chiediamo quindi ai candidati alla presidenza del CUN la disponibilità e un impegno preciso ad avanzare una proposta di riforma strutturale dell'organo stesso, che permetta la piena inclusione di dottorandi, assegnisti di ricerca e ricercatori a tempo determinato come componenti elette di diritto. Una simile inclusione, per essere effettiva, richiede l'introduzione di un numero aggiuntivo di seggi, garantendone almeno 2 per ogni componente da noi evidenziata (dottorandi, assegnisti ed RTD), corrispondenti elezioni nazionali e una definizione dei mandati differenziata a seconda della durata dei rispettivi contratti.

È inoltre auspicabile che il CUN diventi un organo di riferimento per tutte le componenti non strutturate del sistema universitario, dando la possibilità, ad esempio, di denunciare direttamente all'organo eventuali casi di violazione della rappresentanza. Questo garantirebbe un doppio vantaggio: da un lato, assegnisti ed RTD saprebbero di essere tutelati dal più alto organo consultivo del Ministero; dall'altro, quest'organo potrebbe avere piena contezza dei malfunzionamenti del sistema e potrebbe quindi elaborare strategie per risolverli. Uno strumento per realizzare questo obiettivo potrebbe essere l'istituzione di commissioni ad hoc che andrebbero a comporre un Osservatorio della rappresentanza, volto, appunto, a valutare il rispetto di questo diritto nei diversi Atenei.

A questo proposito, e in virtù della posizione di primo piano del CUN nel mondo universitario, chiediamo che l'organo si faccia garante del diritto alla rappresentanza per dottorandi, assegnisti ed RTD anche dando indicazioni per la loro inclusione nei consigli di dipartimento e negli organi centrali degli atenei in cui questo diritto non sia già effettivo.

Nella fase transitoria che precederà l'entrata in vigore della riforma dell'organo, chiediamo inoltre che il CUN preveda - come parte integrante della propria attività - delle audizioni con le diverse componenti del precariato della ricerca in occasione della discussione e delibera di provvedimenti che riguardino direttamente questi soggetti, o quando si trovi a inoltrare al MIUR indicazioni relative alla condizione di dottorandi, assegnisti e RTD. Questo permetterebbe un dialogo continuo e proficuo con tutto il precariato della ricerca, operazione che renderebbe, a nostro avviso, il CUN un organo ancora più completo e capace di agire in modo efficace all'interno del sistema universitario. Il dialogo con tutte le parti che compongono il sistema su cui il CUN è chiamato a deliberare non può infatti prescindere dall'interlocuzione con la parte, che ricordiamo essere numericamente maggioritaria, che garantisce con la propria attività il funzionamento del sistema, ma che attualmente si trova espunta da processi decisionali che hanno un peso fondamentale sulle proprie condizioni di lavoro e sul proprio futuro.

Queste sono le richieste prioritarie che l'ADI sottopone ai candidati alla presidenza del CUN e su cui chiediamo una presa di posizione e un impegno chiari e privi di ambiguità. La nostra battaglia per la rappresentanza è per noi la condizione minima per fare del CUN un organo effettivamente utile e significativo per il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei dottorandi, assegnisti e ricercatori a tempo determinato. Come abbiamo già dimostrato nei tre anni passati all'interno del CUN, siamo sempre stati pronti al dialogo e al confronto costruttivo sui temi riguardanti i diritti dei soggetti che rappresentiamo. Allo stesso tempo, negli scorsi anni abbiamo dato prova della nostra capacità di opposizione e fermezza davanti alle chiusure e ai paletti imposti dalle maggioranze di professori ordinari e associati all'interno dell'organo. Per questo possiamo assicurare alla futura presidenza del CUN che in noi troverà un interlocutore credibile e affidabile, quando vi sia l'effettiva volontà di dialogo, così come troverà un'instancabile voce di denuncia e opposizione, in caso di indisponibilità al confronto.