Bonus 200 Euro: non si escluda chi frequenta un dottorato o ha un assegno di ricerca

Da diversi giorni si leggono su varie testate italiane articoli sul bonus di 200 euro, erogato allo scopo di far fronte all’aumento del costo della vita, a seguito dell’uscita del decreto attuativo, che chiarisce le modalità di presentazione della domanda. 

Tale bonus è destinato a dipendenti, pensionati e titolari di pensione o assegno sociale, percettori di reddito di cittadinanza, lavoratori stagionali, COCOCO, disoccupati percettori di Naspi e Discoll. 

Nel lungo elenco di categorie beneficiarie spicca chiaramente la mancanza di chi è iscritto a un dottorato o ha un assegno di ricerca, primi gradini nella costruzione della carriera nel mondo della ricerca e pertanto anelli deboli in un percorso caratterizzato da precarietà e intermittenza. Entrambe le tipologie contrattuali, secondo le norme vigenti, sono esenti IRPEF e prevedono l’iscrizione alla gestione separata INPS; tali specificità rischiano di generare molte ambiguità, come avevamo già fatto notare in un nostro precedente comunicato, in forma di lettera rivolta al Ministro Orlando (https://dottorato.it/content/bonus-decreto-aiuti-2022-adi-scrive-al-ministro-orlando). Non è infatti la prima volta che dottorande/i e assegniste/i finiscono in un limbo legislativo, come appunto successe per l’indennità Covid nel 2020. 

In questo caso tuttavia, l’esclusione di queste categorie appare in completa controtendenza rispetto alla ratio del provvedimento, che, ricordiamo, mira a sostenere anche i lavoratori subordinati attraverso una parziale restituzione del potere di acquisto

Secondo i dati ISTAT, infatti, a maggio 2022 l’inflazione dei prezzi al consumo si è attestata al 6,8% su base annua, in accelerazione rispetto al dato del 6,0% stimato ad aprile. L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a 5,7% sull’indice generale, trainato dall’aumento dei prezzi dei beni energetici, ma anche l’inflazione di fondo presenta una preoccupante dinamica positiva. Tale tendenza si ripercuote anche sulla retribuzione delle dottorande/i e delle assegniste/i.

Con il decreto n. 247 del 23 febbraio 2022, il Ministero dell’Università e Ricerca ha disposto l’aumento della borsa di dottorato al fine di adeguarne l’importo al minimale contributivo INPS. A decorrere dal primo di luglio, dunque, l’importo della borsa di dottorato al lordo dei contributi previdenziali a carico del percipiente sarà pari a 1.353,58 euro mensili, a fronte dei 1.278,61 precedenti, per un netto, rispettivamente, di 1.132,17 e 1.198,56 euro. Questo adeguamento era più che necessario, in risposta ad una condizione materiale che, come emerge dall’ultima indagine dell’ADI dedicata alle condizioni del dottorato di ricerca, assume contorni sempre più preoccupanti ed evidenzia come la borsa di dottorato sia insufficiente a mantenersi in quasi tutte le città italiane.

L’aumento della borsa di dottorato, tuttavia, già in parte insufficiente e sicuramente non paragonabile ai valori europei, è stato completamente superato e mangiato dall’inflazione registrata nell’ultimo anno. In termini reali, infatti, il nuovo importo netto della borsa di dottorato vale appena 1.122,25 euro del 2021. A nulla dunque è servito l’aumento della borsa; a fronte di questa dinamica dei prezzi, l’importo reale della borsa di dottorato è addirittura diminuito dello 0,88%, rendendo peraltro inoperante l’agganciamento del minimale contributivo INPS. Rispetto ai 1198 euro della nuova borsa di dottorato, si sono persi per strada 76 euro al mese, poco meno di mille all’anno; rispetto al vecchio importo della borsa, quasi 120 euro all’anno.

Lo stesso discorso vale per gli assegnisti di ricerca. L’importo minimo dell’assegno di ricerca, pari a 1.613 euro mensili al lordo dei contributi previdenziali a carico del percipiente per un netto quindi pari a 1.429 euro, ha perso il 6,37% del suo valore, per un importo di appena 1338,09 euro del 2021 (Fonte: INPS). Si sono persi per strada, quindi, quasi cento euro netti al mese, più di mille euro in un anno.

È necessario e urgente dare pronta risposta a questa situazione, attraverso l’inclusione di dottorande/i e assegniste/i di ricerca nella misura di sostegno al reddito prevista dal decreto Aiuti. Chi lavora nel mondo della ricerca fa la spesa, paga le bollette e ha difficoltà a chiudere i conti a fine mese e pertanto non deve essere lasciato indietro.

Inoltre, se l’inflazione continuerà a registrare valori analoghi, in un avvitamento della congiuntura internazionale e un ulteriore aggravamento della situazione ucraina, si assisterà a una compressione ulteriore del potere d’acquisto e di conseguenza a un peggioramento della condizione materiale di due categorie già particolarmente fragili dal punto di vista materiale.

Come ADI ci siamo attivati in tal senso con tutti i nostri contatti e continueremo a sostenere questa istanza nei confronti e nei colloqui con l’esecutivo e le forze politiche, nella sicurezza di trovare attenzione e ascolto.