Consiglio di Stato e Concorso Scuola 2016: e ora?

Il concorso a cattedra che si è svolto secondo le procedure della legge 107/2015 è di nuovo sotto la lente della giustizia amministrativa. Apprendiamo infatti dalla stampa di una recente sentenza del Consiglio di Stato, che accoglierebbe in via cautelare il ricorso di centinaia di dottori di ricerca impossibilitati a partecipare al concorso perché privi di abilitazione.

Il Consiglio di Stato riterrebbe l'equiparazione tra dottorato di ricerca e abilitazione proposta dai ricorrenti “non manifestamene infondata”, e disporrebbe dunque la loro ammissione con riserva a prove suppletive che il MIUR deve predisporre e svolgere nel più breve tempo possibile.

In attesa di commentare il testo della sentenza, che non è ancora disponibile online, ci pare opportuno ricordare che la decisione del Consiglio di Stato ha effetto unicamente per i ricorrenti, e dunque non è una equiparazione immediata ed universale del dottorato di ricerca all'abilitazione all'insegnamento. Inoltre le disposizioni della sentenza sono assunte in via cautelare: questo significa che l'ammissione al concorso è disposta in via provvisoria, in attesa che il Consiglio di Stato decida sul merito del ricorso. In altre parole, un eventuale giudizio negativo sul merito renderebbe di fatto nulle le prove suppletive alle quali dovrebbero partecipare a breve i colleghi.

Questa sentenza comporterà un ulteriore allungamento dei tempi del concorso a cattedra, a danno di tutti coloro che hanno regolarmente concluso le procedure concorsuali, ed è il frutto della mancata integrazione tra i percorsi dottorali e quelli di formazione all'insegnamento e della sostanziale impossibilità di conseguire l'abilitazione (l'ultimo TFA è stato infatti bandito nel maggio 2014), criticità che l'ADI denuncia da tempo. Dopo il primo passo fatto con la valutazione dei titoli per il concorso a cattedra del 2016, il MIUR deve ora assicurare tempistiche certe per il prossimo ciclo di TFA, garantendo inoltre l'adeguato riconoscimento delle competenze disciplinari già acquisite nel corso di dottorato, e predisporre, nel più breve tempo possibile, misure che ricompongano la frattura prodotta dalla legge 107/2015 tra formazione alla ricerca e all'insegnamento, riconoscendo la volontà di contribuire alla formazione delle nuove generazioni da parte di molti giovani ricercatori.