Il 26 settembre scorso, presso la sala stampa della Camera dei Deputati a Roma, ADI ha presentato la campagna “La borsa e la vita. Dignità e qualità al dottorato in Italia”.
Alla conferenza stampa promossa dall'ADI sono intervenuti Giuseppe Montalbano, segretario nazionale, Matteo Piolatto, rappresentante dei dottorandi nel Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) e nel Consiglio Universitario Nazionale (CUN), l’On. Manuela Ghizzoni, vicepresidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera e il Sen. Francesco Verducci, responsabile università e ricerca per il PD.
Malgrado alcuni interventi positivi del governo sul tema, relativi all’abolizione della tassazione sui dottorandi non borsisti e all’estensione del sussidio di disoccupazione DIS-COLL, lo stato di salute del dottorato in Italia resta preoccupante. Negli ultimi 10 anni i posti a bando sono diminuiti del 44.5%, passando da 16.000 a circa 8.500, mentre il nostro paese resta negli ultimi posti della classifica europea per dottori di ricerca ogni 1000 abitanti. È rimasto poi irrisolto il nodo del dottorato senza borsa, per cui circa 1.600 dottorandi ogni anno non vengono retribuiti, pur avendo gli stessi doveri dei colleghi borsisti. Per finire, al danno si aggiunge la beffa: a fronte di un importo minimo della borsa fermo ai livelli del 2008, e sensibilmente inferiore al minimale contributivo INPS, dal 2013 è possibile per gli atenei imporre una tassazione per i dottorandi borsisti.
Con la campagna “La borsa e la vita”, l’ADI propone la sua cura per i mali del dottorato in Italia. Un piano in 4 punti, che prevede un sostanzioso rifinanziamento del dottorato di ricerca.
In primo luogo è necessaria l’abolizione della tassazione sui dottorandi borsisti, alla quale sempre più atenei, pressati dal continuo taglio ai finanziamenti, stanno ricorrendo. L’importo minimo della borsa di dottorato va poi aumentato e agganciato al minimale contributivo INPS, in maniera da garantire ai dottorandi il pieno riconoscimento dei contributi versati. Come misura minima, è senz'altro necessario un aumento della borsa per consentire il recupero della cifra persa a seguito dell'aumento dell'aliquota contributiva, passata in pochi anni dal 27% al 33%. Va garantito un budget per la mobilità all’estero per i dottorandi non borsisti, che attualmente ne sono sprovvisti. Infine chiediamo al governo di superare completamente il dottorato senza borsa, coprendo tutti i posti a bando con una borsa di studio.
Nel corso del suo intervento, l’On. Ghizzoni ha ricordato come negli scorsi anni siano stato compiuti importanti passi verso il pieno riconoscimento della dignità della formazione dottorale, e come molto altro resti da fare, a partire proprio dalle misure proposte dall’ADI. In merito alla recente vicenda dei “concorsi truccati”, l’On. Ghizzoni ha espresso l’auspicio che questa brutta storia non sia usata come alibi per ulteriori interventi di definanziamento del sistema universitario, che andrebbero proprio a danno dei giovani ricercatori.
Dello stesso tono l’intervento del Sen. Verducci, che ha assicurato l’impegno del governo per una inversione di tendenza sulle politiche universitarie. La sfida dell’innovazione è un tema centrale per il nostro paese, ed è dunque importante discutere del dottorato come momento formativo di ricercatori, docenti e figure professionali altamente qualificate, al servizio del Paese. Secondo il Sen. Verducci tornare a investire sul dottorato può essere il primo passo per restituire centralità culturale e politica al dibattito sull’università.
Pubblicato Ven, 06/10/2017 - 10:18
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