Il testo definitivo della Legge di Bilancio 2018 è oggi al voto finale nell'aula del Senato della Repubblica. A dimostrazione del rinnovato interesse dei decisori politici sul tema, e nell'approssimarsi della campagna elettorale, numerose sono le misure previste per l'Università e la Ricerca. In questo primo pezzo commentiamo le misure previste dal governo sul fronte del reclutamento, riservando ad un secondo intervento un commento relativo alle misure sul dottorato.
Il primo elemento positivo della legge di bilancio è dato dal parziale successo della petizione #ricercaèfuturo, promossa da ADI insieme ad ARTeD e FLC-CGIL. Fin dalla prima bozza della manovra, infatti, il governo ha accolto la proposta di destinare maggiori risorse al reclutamento, destinando fondi aggiuntivi per 76 milioni di euro al reclutamento di RTDb e alla loro stabilizzazione come professore associati. Questi fondi permetteranno di reclutare fino ad un massimo di 1600 RTDb nei prossimi anni (1300 in università, 300 negli enti di ricerca).
Nel prosieguo della discussione il governo ha respinto quasi tutte le le misure più significative a favore del reclutamento di RTDb, e che intendevano migliorare il testo proposto dal governo.
Il provvedimento che vincolava gli atenei statali con un numero di RTDb inferiore al numero di professori associati al 31 dicembre dell’anno precedente a bandire un numero di RTDb “almeno pari al numero di professori di I e II fascia reclutati nel medesimo periodo maggiorato del 50 per cento nei limiti delle risorse disponibili” è stato cassato. Al suo posto rimane solo la misura con cui vengono sbloccati gli scatti stipendiali per i professori associati e ordinari, trasformandoli da triennali a biennali, e aggiungendo risorse "una tantum" per il biennio 2018/2019, attingendo alle risorse del fondo per le "Cattedre Natta". Lo stesso Fondo da cui dovevano essere presi i finanziamenti per un ampliamento del piano straordinario di reclutamento avanzato dall’emendamento Crimì in Commissione Bilancio della Camera dei Deputati: anch’esso bocciato dal governo nel testo definitivo.
Unica misura a salvarsi è quella che aumenta la percentuale di RTDb da reclutare attraverso le risorse per i dipartimenti di eccellenza. Come abbiamo già segnalato un emendamento a firma dell’On. Ghizzoni ha accolto la proposta avanzata da ADI: l’innalzamento della quota di finanziamenti per i “dipartimenti di eccellenza” da destinare al reclutamento di RTDb. Tale quota passerà, infatti, dal 25% al 40%.
Segnaliamo infine una norma che consente alle ricercatrici di poter sospendere il loro contratto per accedere alle tutele di maternità previste dalla legge. Una misura di civiltà proposta dal governo, a cui rendiamo atto dell'impegno a favore delle ricercatrici madri e precarie.
Con le nuove modifiche al testo della Legge di Bilancio restano ben poche ragioni per guardare positivamente agli ultimi interventi sul reclutamento universitario. Insieme alle altre associazioni rappresentative del mondo della ricerca (FLC-CGIL, ARTeD, CRNSU e Rete 29 Aprile) avevamo chiesto che i fondi residui per le c.d. Cattedre Natta fossero destinati ad incrementare il piano straordinario di RTDb e dare un concreto segnale per una riapertura dei canali di reclutamento per i prossimi anni. Al contrario si sceglie di impiegare quei fondi solo per la restituzione degli scatti stipendiali dei professori associati e ordinari nei prossimi due anni, mentre i provvedimenti sul reclutamento pluriennale vengono cassati: uno schiaffo per migliaia di ricercatori precari nelle università. Particolarmente incomprensibile ci sembra l’opposizione del governo a un emendamento, quello a firma dell'On. Ghizzoni, che avrebbe ristabilito un vincolo sul reclutamento di RTDb per gli atenei permettendo di recuperare vitali risorse per il ricambio generazionale del corpo docente.
Non intendiamo certo arrenderci di fronte alle chiusure del governo: già dai prossimi giorni, insieme a tutte le organizzazioni rappresentative del mondo della ricerca, torneremo a chiedere a gran voce che tutte le forze politiche si impegnino a tornare finalmente ad investire sul futuro della ricerca italiana. Perché #ricercaèfuturo non solo per noi, ma per tutta la società e il nostro paese.
Pubblicato Sab, 23/12/2017 - 12:32
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