Nella sua audizione davanti alle commissioni congiunte di Camera e Senato il Ministro Bussetti ha presentato le linee programmatiche del dicastero, facendo riferimento anche al tema del reclutamento. Il Ministro ha affermato la necessità di una revisione del sistema di reclutamento, parlando di un nuovo modello che tenga conto del legame dei docenti con il proprio territorio.
Affermazioni che destano una forte preoccupazione da parte di tutti quegli insegnanti precari ancora non abilitati, studenti, dottorandi, dottori di ricerca e aspiranti docenti, che si sono iscritti ai percorsi universitari e accademici per conseguire i 24 CFU richiesti per l’accesso al concorso del FIT e che da mesi stanno aspettando l’uscita dei bandi di concorso.
Nel suo intervento il Ministro ha riconosciuto che la scuola non necessita di continue riforme. Tuttavia, proprio nel campo del reclutamento – quello che negli ultimi anni è stato più di tutti gli altri oggetto di continui interventi – si delinea la volontà di cambiare le regole e le procedure in corso d’opera.
Nell’ultimo decennio due forti criticità sono emerse nel sistema di formazione e reclutamento: il continuo avvicendamento di modelli diversi che hanno impedito la possibilità di contare su un percorso chiaro e definito, e la mancata programmazione dei percorsi abilitanti in misura rispondente alle reali esigenze della scuola. In questo modo neolaureati e insegnanti precari hanno sperimentato in prima persona il continuo cambiamento delle regole di reclutamento a cui erano soggetti, mentre le scuole hanno sistematicamente fatto ricorso a personale privo della specializzazione per insegnare, anche su sostegno.
Il modello di formazione e reclutamento delineato dal D.Lgs 59/2017, con il FIT, non è privo di criticità, ma ha stabilito per la prima volta un percorso di specializzazione con accesso diretto all’assunzione a tempo indeterminato. Questo sistema offre dunque delle certezze a chi intraprende il percorso, diversamente da quanto accaduto in passato ai docenti che avevano conseguito l’abilitazione.
Come FLC CGIL, LINK – Coordinamento Universitario e ADI abbiamo tempestivamente segnalato alcune importanti criticità del FIT: l’insufficienza dei fondi stanziati per la retribuzione degli specializzandi (400 euro al mese sono troppo pochi), la necessità di un passaggio contrattuale che definisca profilo e diritti degli specializzandi, l’importanza di garantire la compatibilità del percorso con supplenze e altri lavori, il requisito dei 24 CFU richiesti per l’accesso – ridondanti rispetto alle conoscenze e competenze da acquisire nel primo anno del percorso – la non ripetibilità del terzo anno in caso di valutazione negativa. Tuttavia, ci sono stati anche dei passi in avanti rispetto al passato dato che, a fronte degli oltre 3000 euro di tasse previste dal TFA e dal PAS, il FIT non prevede oneri a carico di chi frequenta il percorso.
Siamo pertanto convinti che il FIT vada migliorato, superando le criticità che presenta, ma riteniamo anche che sarebbe del tutto sbagliato rinviarlo mentre migliaia di persone attendono l’uscita del bando. Per questo motivo chiediamo l’apertura di un tavolo di confronto al Ministero, in modo da conoscere i numeri delle future assunzioni, la tempistica dei concorsi e per ragionare di quell’ampliamento degli organici senza il quale neolaureati, dottori di ricerca e precari che hanno superato i 36 mesi di servizio non potranno essere assunti.
Per sollecitare risposte a questi problemi abbiamo lanciato una petizione indirizzata al Ministro Bussetti che chiede certezze e tutele per il percorso FIT, con migliaia e migliaia di sostenitori.
Siamo pronti a mobilitarci in tutto il Paese per il futuro di migliaia di aspiranti insegnanti se le nostre richieste non verranno ascoltate!
Pubblicato Lun, 16/07/2018 - 11:09
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