Fin dal preambolo del proprio Statuto, l’ADI promuove l’inclusione e le pari opportunità in tutti i livelli della ricerca, dalla formazione dottorale fino al reclutamento universitario e all’inserimento professionale dei dottori di ricerca in settori diversi dall’accademia. Ciò implica il contrasto a ogni forma di discriminazione, inclusa quella verso le disabilità.
Sul piano nazionale, l’ADI difende questo diritto all’inclusione di ricercatori con disabilità attraverso un gruppo di lavoro apposito, che abbiamo presentato lo scorso 3 dicembre. Sul piano europeo, l’ADI collabora strettamente con l’Equality Working Group di Eurodoc, che sta conducendo una campagna di sensibilizzazione sul tema del rapporto tra la professione della ricerca e le disabilità.
Esistono molte disabilità diverse, così come diversi sono i modi per intendere la disabilità come condizione. Quello che manca, invece, è una diffusa consapevolezza del tema e dei mille ostacoli quotidiani che si frappongono tra chi fa ricerca con una disabilità e la sua carriera. L’ADI, come Eurodoc, vuole rendere evidenti le abitudini, gli stereotipi, le carenze strutturali che impediscono una piena realizzazione di alcuni ricercatori in fase iniziale di carriera e fornire supporto a chi sperimenta varie forme di esclusione a causa della propria “diversità”.
Tuttavia, chi sperimenta una condizione di disabilità non deve essere tenuto nell’attesa di giorni migliori concessi dall’alto. Le esperienze di ciascuno sono cruciali per progettare una società diversa per cui lottare tutti insieme. Attraverso i rispettivi gruppi di lavoro, le due organizzazioni sono pronte a valorizzare il contributo dei ricercatori che sperimentano in prima persona, o studiano, gli ostacoli causati dalla disabilità e vogliono contribuire attivamente alla costruzione di una società più consapevole e inclusiva.
Se volete partecipare, contattate la sede locale ADI più vicina a voi o l’indirizzo mail equality@eurodoc.net.
A partire da oggi e fino alla prossima Giornata internazionale delle persone con disabilità, il 3 dicembre 2020, l’ADI collaborerà e seguirà la campagna comunicativa bimestrale curata da Eurodoc sul tema. Ripubblicheremo i testi inglesi tradotti in italiano. Iniziamo oggi con il primo:
La disabilità come concetto in evoluzione: aprire la strada ad ambienti di lavoro più inclusivi per i ricercatori
La mancanza di consapevolezza sulla disabilità e sulle sue implicazioni per i ricercatori in fase iniziale di carriera costituisce uno dei principali impedimenti alla costruzione di un ambiente di lavoro inclusivo. Eurodoc si impegna ad affrontare queste due questioni fondamentali.
La "disabilità" è un concetto piuttosto controverso, emerso per la prima volta nel XIX secolo, e che da allora si è notevolmente evoluto. Sebbene si basi solitamente su due caratteristiche fondamentali, cioè invalidità e limitazioni personali o sociali, esistono molte definizioni diverse di disabilità. Il modo in cui i ricercatori che si occupano di disabilità affrontano la relazione tra le due caratteristiche varia in modo significativo, dando generalmente maggiore rilevanza a una delle due.
Il modello medico si concentra sulla menomazione biologica come causa della disabilità, che è vista come "una menomazione fisica o mentale dell'individuo e delle sue conseguenze personali e sociali". Il modello sociale, invece, vede le barriere sociali come causa di limitazioni e la disabilità come "il rapporto tra l'individuo e il suo ambiente sociale" (Wasserman, et al, 2016; Oliver, 2013).
Indipendentemente dall'approccio che scegliamo di seguire, il concetto di "disabilità" comprende un gran numero di persone con diversi tipi di disabilità e una grande varietà di barriere sociali.
Dopo la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità del 2006, è stato adottato un modello di disabilità basato sui diritti umani e sociali. Da allora la disabilità è stata riconosciuta come il risultato dell'interazione tra persone con minorazioni e barriere attitudinali e/o ambientali, che impedisce la loro piena ed efficace partecipazione nella società su una base di parità con gli altri" (Nazioni Unite, 2006).
Questa evoluzione concettuale ha avuto un impatto sia sulla legislazione sia sulle politiche, ma anche sul mondo accademico e della ricerca, poiché ha richiesto la pianificazione diun nuovo programma di ricerca a tema disabilità. Esso dovrebbe promuovere ricerche basate sull'emancipazione, la trasformazione e la partecipazione, in cui le persone con disabilità sono "attori" (esperti) e non "oggetti" di indagine.
Il cambiamento dell'idea di disabilità ha aperto la strada anche al cambiamento degli ambienti di lavoro, mentre le università hanno iniziato ad adottare misure per costruire percorsi di carriera più inclusivi (si veda il Rapporto del Progetto INVITED). Eppure, i ricercatori con bisogni speciali continuano a segnalare spesso la mancanza di supporti anche basilari durante lo svolgimento del loro lavoro (come segnalato questo articolo di Scientific American).
I pregiudizi impliciti sono profondamente radicati nel nostro modo di fare. Ad esempio, nel suo Position Paper on Inclusion, la LERU riconosce il potenziale effetto discriminatorio di un sistema di valutazione basato sulla produttività, sulla capacità di ottenere finanziamenti e sulla concorrenza individuale. In un sistema di questo tipo, l'opinione personale dei valutatori ha un grande peso e se, da una parte, la loro revisione può riflettere il merito definitivo della ricerca, dall'altra i pregiudizi personali dei valutatori, anche se inconsci, possono influenzare lo sviluppo di un'intera carriera (LERU, 2019, pp. 21-29). Ciò può interessare in particolare i ricercatori in fase di iniziale di carriera, che in un settore incentrato sull'esperienza devono ancora dimostrare il loro valore.
È importante sottolineare che molte condizioni di disabilità sono invisibili: è il caso del dolore cronico, dell'asma, del diabete o della depressione. Inoltre, alcune disabilità sono trattate come meno problematiche di quanto non lo siano in realtà e l'insensibilità generale verso queste condizioni provoca un'esclusione ancora maggiore.
Eurodoc ritiene che "diversità" equivalga a ricchezza: essere diversi significa vedere le cose da una prospettiva diversa, essere creativi in modo diverso. Questa capacità di immaginare e di lavorare in modo diverso è una delle caratteristiche più importanti per rendere la ricerca sana e produttiva.
Nei prossimi articoli di questa campagna parleremo di come le carriere dei ricercatori in fase iniziale di carriera sono influenzate dalla disabilità, quali sono le buone pratiche in atto e quali dovrebbero essere adottate. Segui #Eurodoc4Inclusion!
Come Eurodoc, vogliamo aiutare tutti i ricercatori in fase iniziale di carriera ad abbattere le barriere che rendono la loro carriera difficile e frustrante: se sei un ricercatori in fase iniziale di carrieracon bisogni speciali, e vuoi essere attivamente coinvolto nelle nostre attività o condividere la tua esperienza con noi, scrivi un'email a equality@eurodoc.net.
Per la versione originale su eurodoc.net, clicca qui
Pubblicato Mar, 07/04/2020 - 21:07
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