Riordinano le nostre vite senza di noi

Riordinano le nostre vite senza di noi

Apprendiamo  dal Decreto Ministeriale n. 1310 del 5 ottobre 2023 che è stato istituito presso il Ministero dell’Università e della Ricerca un gruppo di lavoro per «formulare proposte per il riordino, il coordinamento e la razionalizzazione delle norme vigenti in materia di contratti e assegni di ricerca».

Ci permettiamo, pur se non interpellati, di dare un senso a cosa voglia dire per la nostra Associazione “riordinare, coordinare e razionalizzare” le norme che oggi regolano il pre-ruolo universitario.

RIORDINARE: La priorità, che dovrebbe quasi assurgere a imperativo categorico del c.d. Gruppo di Lavoro, è il reclutamento ciclico e ordinato. Troviamo quantomeno sconveniente e certamente inopportuno che, nonostante l'aumento del numero di borse di dottorato e delle posizioni da RTDa previsto dal PNRR - posizioni, lo ricordiamo, inesorabilmente precarie - non sia una priorità l’assicurare a giovani ricercatori e ricercatrici un percorso di  carriera ragionevole, dignitoso e in linea con gli standard europei. Peraltro, l’abolizione dell’assegno, a cui viene sostituito il contratto di ricerca, rappresenta solo un primo passo in questa direzione. Il rallentamento nell’applicazione della riforma del pre-ruolo, frutto di una chiara volontà politica, evidenzia un perdurante e preoccupante disinteresse del Ministero per le condizioni di lavoro, il benessere e le prospettive di carriera dei lavoratori della ricerca che mantengono in piedi, ogni giorno, il sistema dell’istruzione superiore in Italia.

COORDINARE: il Ministero guidato da oltre un anno da Anna Maria Bernini compie una ennesima stonatura istituzionale. Le diverse parti sociali che compongono il sistema universitario non sono né coordinate né tantomeno coinvolte nel c.d. Gruppo di Lavoro. Facile, allora, dire che il mestiere della ricerca è diventato “pop” (v. Domani del 24 ottobre 2023): la realtà è che la composizione stessa del c.d. Gruppo di Lavoro rileva come i precari della ricerca siano pienamente ignorati dal Ministero. A discutere delle forme di lavoro precarie del sistema universitario italiano chi troviamo? Troviamo esclusivamente tecnici ministeriali, rappresentanti della governance di ateneo, il vecchio e il “nuovo” presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), la cui dubbia condotta rettorale lo ha financo spinto a dimettersi dal ruolo di rettore e di Presidente della Conferenza dei Rettori, e una sola voce dell’unico organo di rappresentanza di tutto il sistema universitario, il Consiglio Universitario Nazionale (CUN). Un tavolo di parte esclusivamente datoriale, cui partecipano alcune personalità che, nelle loro uscite pubbliche, hanno più volte dimostrato tutto il disprezzo per ogni intervento di riforma volto a ridurre la dipendenza e il precariato dei giovani ricercatori.

RAZIONALIZZARE: La necessità di razionalizzare esiste ed è urgente, ma non riguarda tanto la disciplina dei contratti di ricerca. Per i giovani precari e le giovani precarie della ricerca i benefici della disciplina dei contratti sono chiari ed evidenti: più diritti, più tutele, meno intermittenza. Ciò che va razionalizzato è il percorso di carriera nel lavoro di ricerca in Italia. Fino al 2022, questo percorso è stato caratterizzato dalla problematica figura dell’assegno di ricerca, le cui nefaste conseguenze sulla vita dei precari sono evidenti a chiunque non volga di proposito lo sguardo altrove: tutele minime per la sua natura parasubordinata, scarsa qualità della vita, problemi psicologici, ansia per il proprio futuro lavorativo e personale. L’assegno di ricerca è anzi l’apice dell’irrazionale utilizzo delle vite e delle risorse messe a disposizione da e per il sistema della ricerca in Italia, come più volte ribadito dalle istituzioni europee, che neppure riconoscono il contratto ai fini dei grant Horizon 2020 e Horizon Europe. L’unica azione politica razionale da compiere al più presto è la chiusura delle trattativa per il contratto collettivo nazionale tra l’ARAN e i sindacati, per consentire agli Atenei di mettere finalmente a regime il nuovo strumento del contratto di ricerca.

 

ADI - Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia
ARTeD - Associazione Ricercatori a Tempo Determinato