Whistleblowing: anche per dottorandi e precari della ricerca sarà più facile denunciare illeciti sul posto di lavoro

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Whistleblowing Università La Direttiva UE sul whistleblowing, che rafforza la protezione di chi segnala un illecito all’interno del proprio ambiente di lavoro, riguarda anche dottorandi e ricercatori. L’ADI chiede da tempo l’estensione della normativa al settore universitario e accoglie quindi molto positivamente la notizia. Siamo inoltre disponibili a fornire elementi utili a tradurre la direttiva in uno strumento efficace per la tutela di tutte le categorie accademiche fino ad oggi escluse dalla normativa nazionale.

 

Le condizioni di lavoro e formazione del sistema accademico, al pari di altri luoghi di lavoro, sono talvolta caratterizzate dall’esposizione a pressioni, ricatti, condizionamenti ed episodi di corruzione che influenzano in maniera fortemente negativa il singolo individuo e i rapporti all’interno dell’intera struttura lavorativa. Spesso ci si riferisce a queste pratiche illecite, escludenti e discriminatorie con il termine di mobbing. Tale pratica può assumere una direzione verticale (bossing, mossa dall’azione dei superiori) od orizzontale (quando sono i colleghi di pari grado ad operare pressioni e intimidazioni). Il mobbing è solo una delle tante sfumature con la quale si manifesta il fenomeno della corruzione nel nostro sistema accademico e non solo. Nel 2019, l’Italia si è classificata al 51° posto su 180 paesi secondo le valutazioni dell’indice di percezione della corruzione(CPI, Trasparency International). Sicuramente la proliferazione del  fenomeno trova terreno fertile anche nella mancanza di solidi strumenti normativi rivolti alla tutela delle figure deboli e più facilmente ricattabili. Dal 2017, l’Italia ha introdotto nell’ordinamento legislativo il whistleblowing, vale a dire la segnalazione di attività illecite nell'amministrazione pubblica o in aziende private da parte del dipendente che ne sia venuto a conoscenza per ragioni di lavoro. Tali segnalazioni sono tutelate dall’anonimato per evitare ripercussioni su chi segnala, ma sono rivolte solo a soggetti identificabili come “dipendenti” e lavoratori stabili. E’ evidente che la non applicabilità di questa tutela a figure precarie o ibride presenti nell’università, come i dottorandi o lavoratori occasionali, limita l’efficacia della lotta alla corruzione e del provvedimento stesso.  

Il tema delle tutele è stato spesso attenzionato da ADI con la raccolta di segnalazioni di colleghe e colleghi in merito ad episodi di abuso, distorsione dei regolamenti, pressione e corruzione. In particolare, è stata presentata la richiesta di estensione del whistleblowing e degli strumenti di tutela dell’anonimato ai dottorandi nelle proposte di revisione del DM 45/2013 al MIUR. Inoltre, in questi anni ADI in diverse sedi locali ha promosso riflessioni e proposte sul tema collaborando con Libera “Associazioni Nomi e Numeri contro le Mafie”.

La notizia che accogliamo molto positivamente è l’approvazione di una Direttiva specifica sul whistleblowing del Parlamento Europeo, che definisce gli standard minimi di protezione per chi segnala un illecito o un atto di corruzione. L’aspetto interessante è che la Direttiva estende la platea dei soggetti tutelati oltre i dipendenti, includendo anche lavoratori a contratto, liberi professionisti e consulenti, fornitori, ex-lavoratori, stagisti, volontari ed altri stakeholders. Di fatto, viene assicurata una parità nei diritti di tutela dei lavoratori che si estende anche al settore privato. Tale provvedimento, in buona sostanza, riconosce anche i dottorandi e i precari della ricerca tra i soggetti aventi diritto al whistleblowing.

L’approvazione della direttiva arriva dopo un lungo percorso di portato avanti da Riparte il Futuro e tantissime organizzazioni che operano sul tema della lotta alla corruzione.  Restano alcune criticità anche nella Direttiva Ue alle quali si aggiunge la necessità di monitorare il recepimento della direttiva nella legislazione italiana, che dovrà avvenire entro 2 anni. Su questo, possiamo sicuramente dire che ADI sarà presente e disponibile nei confronti delle istituzioni per fornire elementi utili a tradurre la direttiva in uno strumento efficace anche nella tutela di tutte le categorie accademiche fino ad oggi escluse dalla normativa nazionale sul whistleblowing.