Dopo i casi di Reggio Calabria e Foggia, ci giunge dai colleghi la segnalazione che anche l'Università di Trieste ha imposto, fin dallo scorso anno, una tassa di iscrizione su tutti i dottorandi vincitori di borsa di studio. La misura è resa possibile dal DM 45/2013 che, abolendo il precedente regolamento nazionale per i corsi di dottorato, elimina anche la norma che esentava dal pagamento della tassa d'iscrizione tutti i dottorandi vincitori di borsa di studio.
Nel caso dell'Università degli Studi di Trieste la tassazione è notevolmente più bassa, e pari a 300 euro. Tuttavia da quest'anno l'ateneo friulano ha deciso di eliminare la fasciazione ISEE-U, con il risultato che tutti i dottorandi borsisti, compresi i colleghi con reddito molto basso, saranno costretti a pagare la stessa cifra. Non finisce qui: come è possibile leggere all'art.3 comma 2 del regolamento tasse e contributi, l'università esige il medesimo pagamento anche dai dottorandi non borsisti, che a norma di legge e grazie all'impegno dell'ADI sono esenti dal pagamento delle tasse di iscrizione (cfr. Legge 232/2016, comma 262). Secondo quanto stabilito dal regolamento, le somme versate dai dottorandi non borsisti sono poi rimborsate in seguito, in un incomprensibile balletto di denaro che ha il solo effetto di mettere in forte difficoltà i colleghi senza borsa.
La storia della "tassa sul talento" si arricchisce dunque di una linea narrativa comica, in cui - pur di battere cassa - ci si inventa il ricorso ad un tributo temporaneo, con la promessa di restituirlo dopo qualche mese.
Ancora una volta ribadiamo la nostra ferma opposizione alla tassazione sul dottorato di ricerca, una misura iniqua, che ha l'unico effetto di ostacolare la formazione della prossima leva di giovani ricercatori. È del tutto inaccettabile che delle istituzioni statali esigano un pagamento per permettere ad alcune persone di poter lavorare. Torniamo dunque, ancora una volta, a chiedere al governo di proseguire il lavoro iniziato lo scorso anno con l'abolizione della tassazione sui dottorandi non borsisti, estendendola a tutti i dottorandi. I fondi richiesti per questa misura sono pochi, e permetterebbero di riconoscere finalmente il dottorato come un fondamentale momento di formazione per la futura classe dirigente di questo paese.
Pubblicato Mar, 03/10/2017 - 17:10
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