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No alle disparità tra RTDA

Più di 400 sostenitori, tra ricercatori, professori, assegnisti, contrattisti, borsisti e dottorandi hanno sottoscritto l’istanza per chiedere al MUR di consentire che un RTDA finanziato su fondi PON o PNRR a tempo pieno possa partecipare a costo zero, ossia senza rendicontazione di mesi uomo, ai bandi competitivi nazionali e internazionali, tra cui i PRIN. La regolamentazione attuale crea una grave disparità tra RTDA su fondi PON e RTDa “tradizionali” (su fondi di Ateneo o esterni), sia dal punto di vista dell’effettiva possibilità di ottenere risultati di rilievo dalle proprie ricerche e di creare collaborazioni, sia in sede di domanda di Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN), in quanto molte commissioni adottano, tra i titoli valutati, l'essere responsabili di progetti europei e/o nazionali. Tale possibilità viene di fatto negata agli RTDA PON.

Vergognosa retromarcia del Governo sui diritti dei ricercatori

In audizione congiunta con la VII Commissione Cultura, la Ministra dell’Università Anna Maria Bernini comunica la volontà di prorogare gli assegni di ricerca. Un sistema unico in Europa, iniquo, senza diritti né tutele, indegnamente retribuito, fonte di precarietà esistenziale, discontinuità, ricattabilità, ansia e incertezza.

Il MUR progetta un regime transitorio del “tutti contro tutti” mentre bandisce RTDA per 250 milioni. Incompetenza o cinismo?

Mentre il Parlamento cancella la figura del RTDA nella riforma del reclutamento universitario, la Ministra, con il Decreto del 10 agosto 2021, stanzia e riparte 250 milioni a valere sui fondi PON per bandire posizioni di RTDA sulle tematiche dell’innovazione e della sostenibilità ambientale: è evidente l’illogicità e l’incongruenza di una tale scelta che, nel momento in cui tutto il mondo della ricerca concorda sulla necessità di eliminare il cd. doppio binario dei contratti da ricercatore, impegna una poderosa mole di risorse, sconosciute al finanziamento ordinario della ricerca dell’ultimo decennio, che finirà per alimentare una bolla di precariato destinata, fin d’ora, a innestarsi su un binario morto.

Della montagna che partorì il topolino: il nuovo piano straordinario per Ricercatori di tipo B

Ufficializzato il secondo piano straordinario 2020 per il reclutamento di ricercatori a tempo determinato di tipo B. Le modalità e la ripartizione delle risorse sono state rese note attraverso il Decreto Ministeriale 856 del 16 Novembre 2020. Lo stanziamento corrisponde a 200 milioni per un totale di 3331 posti. Tali risorse devono essere spese entro Ottobre 2022. Ma un piano straordinario non è un intervento strutturale, per sua stessa natura. Inoltre la durata del provvedimento appare esigua, con la conseguenza di restringere notevolmente la platea di beneficiari e impedire una pianificazione sul lungo periodo per i giovani ricercatori. 

Mobilità dei ricercatori

Il c.d. Piano Colao prevede come incentivo alla mobilità dei ricercatori l’estensione degli sgravi fiscali per trasferimenti di almeno 4 anni in centri “disagiati”. Riteniamo questa misura alquanto miope e vaga. La carriera da ricercatore e’ sottoposta a molti piu’ vincoli del semplice criterio geografico. Per esempio, non si puo’ nascondere che la penuria di fondi e conseguentemente contratti di ricerca spinga i ricercatori a considerare meno gli atenei penalizzati dall’assegnazione delle risorse tramite FFO, sempre piu’ orientate a premiare atenei ricchi e ben funzionanti del settentrione invece che potenziare il sistema nel suo complesso.

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