Della montagna che partorì il topolino: il nuovo piano straordinario per Ricercatori di tipo B

Piano straordinrio RTDb |  Ufficializzato il secondo piano straordinario del 2020 per il reclutamento di ricercatori a tempo determinato di tipo B. Le modalità e la ripartizione delle risorse sono state rese note attraverso il Decreto Ministeriale 856 del 16 Novembre 2020. Lo stanziamento per questa manovra corrisponde a 200 milioni per un totale di 3331 posti, da ripartire secondo i seguenti criteri: dimensione dell’istituzione (numero dei docenti), numero di dottorandi e di studenti iscritti ai corsi di laurea; presenza di “giovani ricercatori”. Tali risorse devono essere spese entro Ottobre 2022.

In passato, ADI aveva già segnalato la necessità di un piano straordinario per il reclutamento di ricercatori di tipo B: solo un argine, a una situazione di perenne emergenza con 1500 pensionamenti di docenti all’anno, ma altresì importante per un sistema già profondamente depauperato di risorse. In un’intervista rilasciata a Il Manifesto, a firma di Roberto Ciccarelli, il Ministro Gaetano Manfredi aveva dichiarato:  “L’obiettivo che abbiamo è avere perlomeno 2 mila posti di ricercatori all’anno, in maniera strutturale.” Dichiarazioni che lasciavano presagire un passo nella giusta direzione.

Allo stato attuale, invece, si potrebbe già obiettare che un piano straordinario non è un intervento strutturale, per sua stessa natura. Oltretutto la durata del provvedimento appare esigua, con la conseguenza di restringere notevolmente la platea di beneficiari e impedire una pianificazione sul lungo periodo per i giovani ricercatori. 

In secondo luogo, l’investimento - sebbene in aumento rispetto alla precedente tornata - risulta ancora insufficiente, in proporzione al numero degli abilitati; si contano infatti 87000 abilitazioni, di cui circa 29000 di prima fascia, alla data del 6 febbraio 2019. Un altro importante rischio è la penalizzazione degli atenei del Sud, le cui esigenze appaiono eccessivamente sottostimate, a causa della logica della premialità. 

Infine, ma non meno importante, sfugge ancora la ripartizione per settori scientifico-disciplinari nei singoli atenei, con il conseguente rischio di acuire disparità già note nel comparto della ricerca (tra le scienze di base e le scienze applicative; tra le humanities e le scienze mediche, ecc.ecc.). Sarebbe stato un passo importante fornire almeno delle linee guida sulla ripartizione dei punti organico a seconda dei settori scientifico-disciplinari.

Come ADI, sosteniamo la necessità di uscire da questa situazione di continua straordinarietà in cui si trova il reclutamento universitario

Abbiamo mandato una lettera aperta al Ministro Gaetano Manfredi sulla necessità di una riforma del preruolo che consenta un reclutamento strutturale, ordinato e ciclico. Questo provvedimento non può far parte delle “riforme senza oneri”, richiede un investimento proporzionato. I fondi Next Generation EU rappresentano un’occasione storica, da non perdere, per un’inversione di tendenza.

Abbiamo bisogno di superare la logica dei punti organico e della premialità, in favore di una riflessione sui bisogni delle strutture di ricerca, anche in termini di persone, lavoratori che devono essere rappresentati anche nella loro giusta esigenza di stabilità.

L’ADI c’è per un dialogo su questi temi con tutti gli attori istituzionali, per un confronto su questioni che troppo spesso vengono legate a una minoranza, ma che invece riguardano tutto il sistema-paese.