Per una università pubblica e democratica: reclutamento, diritto allo studio, retribuzioni

Per una università pubblica e democratica: reclutamento, diritto allo studio, retribuzioni

Nelle scorse settimane si è molto discusso, sulla stampa e negli atenei, dello sciopero dei docenti universitari promosso dal "Movimento per la dignità della docenza universitaria". I docenti rivendicano lo sblocco degli scatti stipendiali e il riconoscimento a fini giuridici degli anni di blocco, come tutte le altre categorie del pubblico impiego.

Pur condividendo le ragioni di fondo che animano la protesta dei docenti, come ADI abbiamo già evidenziato, in un documento pubblicato alcuni giorni fa, che è essenziale che la protesta si apra alle rivendicazioni di tutte le categorie universitarie, e che i docenti condividano con dottorandi, assegnisti, ricercatori precari, personale tecnico/amministratico un percorso di mobilitazione che rivendichi la dignità per tutta l'Università italiana.

Per questo abbiamo promosso, insieme ad FLC-CGIL, Link, UDU, CNRSU, Rete29Aprile, ANDU e AIPAC, il seguente appello alla comunità universitaria italiana.

Ci auguriamo che da settembre si apra finalmente un confronto con tutti gli attori coinvolti, per chiedere al governo un radicale ripensamento del sistema universitario e della ricerca, che tenga insieme maggiori risorse per il diritto allo studio, una profonda riforma del dottorato, la lotta al precariato e una profonda revisione delle politiche di valutazione della ricerca, nel rispetto delle legittime rivendicazioni di tutte le componenti universitarie.

 


 

Appello alla comunità universitaria
Per una università pubblica e democratica: reclutamento, diritto allo studio, retribuzioni

A partire dalla condizione delle retribuzioni della docenza, e dopo mesi di silenzio, è ripreso in queste settimane il confronto sullo stato critico del sistema universitario. Oltre 5000 tra professori e ricercatori strutturati hanno dichiarato la propria volontà di scioperare in concomitanza con la prima sessione di esami della sessione autunnale.

Questa iniziativa provocata dal reiterato rifiuto da parte del governo di concedere un riconoscimento dato ad altri lavoratori, ha innescato un ampio e pubblico dibattito sulle ragioni e modalità dello sciopero. Che l'Università italiana sia soggetta a un costante smantellamento che ne pregiudica la tenuta come sistema pubblico e di qualità è oramai sotto lo sguardo di tutti. Significativi ed emblematici della situazione attuale sono l'esplosione del numero di precari che ha ormai superato l'organico strutturato, la negazione del diritto allo studio e il ricorso sempre più frequente al numero chiuso nei corsi di laurea, una valutazione della ricerca che fa acqua da tutte le parti e, appunto, il blocco/cancellazione delle classi e degli scatti stipendiali per i docenti strutturati contro cui è stato proclamato lo sciopero di cui sopra. Proprio perché questo sciopero si inserisce nel contesto drammatico in cui versa l'università pubblica è urgente allargare la mobilitazione a tutte le componenti della comunità accademica già a partire dal mese di settembre per rimettere al centro il ruolo sociale dell'Università.

Negli ultimi anni gli studenti, il personale tecnico amministrativo, i Lettori/Cel e i precari si sono costantemente mobilitati contro le politiche dei governi, impegnandosi su diversi fronti: dallo stato drammatico del diritto allo studio, al dilagare del precariato in assenza di alcun reclutamento; dagli scarsi finanziamenti al sistema universitario al blocco dei contratti nazionali e alla limitazione della contrattazione integrativa; dal crescente divario territoriale prodotto dalle politiche degli ultimi governi alla conferma delle disparità previste nella recente riforma del Testo Unico del Pubblico Impiego (la cosiddetta riforma Madia).

È giunto il momento di essere all'altezza della situazione drammatica che abbiamo di fronte. Reclutamento straordinario, diritto allo studio, retribuzioni e miglioramento delle condizioni di lavoro per tutti i lavoratori, rinnovo dei contratti, quadro coerente delle diverse condizioni di lavoro: sono tutte questioni che debbono essere affrontate insieme, pur nella loro specificità, a partire dal rifinanziamento e dalla sburocratizzazione del sistema universitario e della ricerca.

L'Università è una comunità di ricerca e insegnamento, come tale deve essere vissuta e difesa.

Per questa ragione, e nel rispetto di quanto autonomamente programmato dai firmatari aderenti allo sciopero, noi crediamo che da settembre si debbano mettere in campo una serie di iniziative comuni su tutti questi temi a partire dall'organizzazione di assemblee e dibattiti diffusi in ogni Ateneo.

Tra gli obiettivi comuni ci devono essere:

  • reclutamento straordinario di almeno 20.000 posti di ruolo (4.000 all'anno per cinque anni)
  • finanziamento ed estensione del diritto allo studio universitario
  • lo sblocco dal 2015 delle classi e degli scatti stipendiali dei docenti universitari (e dei Ricercatori degli Enti aventi pari stato giuridico)
  • il riconoscimento del quadriennio 2011-2014 ai fini giuridici
  • il ritiro della nota MIUR del 29 maggio 2017
  • lo sblocco della contrattazione per il personale tecnico-amministrativo e per i Lettori/Cel, con incrementi salariali adeguati e interventi strutturali per l'aggiornamento e la formazione del personale dei nostri atenei
  • una profonda riforma collegiale delle procedure di valutazione e accreditamento.

In questo contesto ci sono forse le condizioni per rilanciare quel fronte comune e unitario che in tutti questi anni ha visto organizzazioni sindacali e di categoria, organizzazioni studentesche e dei dottori e dottorandi di ricerca, movimenti e organizzazioni dei precari lavorare insieme, su priorità comuni e condivise, per la difesa e il rilancio del sistema universitario nel nostro paese.

ADI, AIPAC, ANDU, CRNSU, FLC CGIL, Link, UdU, Rete29Aprile