Nelle scorse settimane, ADI è stata invitata a sottomettere alla Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati un proprio parere in merito allo schema di decreto legislativo sul "Riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria per renderlo funzionale alla valorizzazione sociale e culturale della professione", in attuazione della Legge 107/2015. La Commissione è chiamata ad esprimere un parere sulla bozza di decreto sottoposta dal governo, ed è sua facoltà proporre modifiche ed integrazioni.
L'ADI ha sottoposto alla Commissione un documento che evidenzia i punti più critici della bozza di decreto proposta dal governo, e avanza una serie di proposte utili a valorizzare il titolo di dottore di ricerca e a favorire l'ingresso dei dottori di ricerca tra le fila degli insegnanti.
Pubblichiamo di seguito la memoria inviata alla Commissione nella sua versione integrale.
Memoria dell’ADI - Associazione dei dottorandi e dottori di ricerca italiani, sullo schema di decreto legislativo recante "Riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria per renderlo funzionale alla valorizzazione sociale e culturale della professione"
L'ADI - Associazione dei dottorandi e dottori di ricerca italiani, vuole innanzitutto ringraziare la VII Commissione della Camera dei Deputati per l’opportunità che gli viene data di inoltrare una propria memoria in merito allo schema di decreto n. 377 relativo alla riforma dell’accesso all’insegnamento nella scuola secondaria. L’ADI è l’associazione rappresentativa dei dottorandi, dottori di ricerca e precari della ricerca in Italia, presente su tutto il territorio nazionale con 24 sedi nei principali atenei del Paese. Questione cardine per la nostra associazione è quella della valorizzazione del titolo di dottore di ricerca, il più alto titolo di formazione riconosciuto nel nostro ordinamento, al di fuori dell’ambito universitario e nei diversi settori della Pubblica Amministrazione. La valorizzazione del dottorato nella scuola secondaria, in particolare, è per noi un tema centrale e prioritario. Per questo sottoponiamo agli onorevoli componenti della Commissione le nostre osservazioni e proposte puntuali sulla valorizzazione del dottorato di ricerca nel quadro della riforma dell’accesso all’insegnamento nella scuola secondaria e della relativa disciplina transitoria.
Il corso-concorso e la valorizzazione del dottorato di ricerca
La legge 107 prevede che il futuro docente venga formato attraverso un “corso-concorso” in cui vi è una selezione all’ingresso, con l’inserimento definitivo nelle graduatorie a fine percorso. Come è avvenuto in molti paesi dell’Unione Europea, riteniamo che facilitare l’accesso alla carriera di insegnante per i dottori di ricerca rappresenti un significativo passo in avanti per il sistema scolastico nazionale. Investire sui dottori di ricerca vuol dire mettere a disposizione delle nuove generazioni l’esperienza e il talento di studiosi che conoscono i meccanismi della comunità scientifica internazionale, parlano più lingue, hanno viaggiato per l’Europa e il Mondo e hanno appreso il senso della cooperazione piuttosto che della competizione: tutte competenze che riteniamo basilari per la formazione delle nuove generazioni.
Nel quadro della valutazione dei titoli per il concorso scuola 2016 sono stati attribuiti 5 punti ai possessori del titolo di dottore di ricerca. Riteniamo che tale misura di valorizzazione del dottorato di ricerca, a lungo richiesta dall’ADI, debba essere esplicitata all’interno del decreto legislativo per il futuro corso-concorso, inserendo un‘apposita previsione all’art. 3, comma 4. Allo stesso tempo, ADI chiede che l’attività di didattica svolta dal dottore di ricerca sia adeguatamente riconosciuta in sede di valutazione del titolo attraverso un punteggio aggiuntivo, da determinare a seconda delle ore di didattica effettivamente rendicontate durante il corso di dottorato e/o nell’ambito dei contratti di post-doc.
L’attribuzione di un consistente punteggio al dottorato implica il riconoscimento dell’alto livello di formazione acquisito dal dottore di ricerca. Si rende quindi necessario un corrispondente riconoscimento di tale formazione nell’ambito dei requisiti e prove per l’accesso al corso-concorso. Risulterebbe quindi coerente esentare dalla prova scritta di cui all’art. 6 comma 2 i dottori di ricerca che abbiano conseguito il dottorato nell'ambito disciplinare corrispondente a quello della classe di concorso per cui si intende concorrere. A questo fine si rende necessaria un’armonizzazione minima delle classi di concorso e di insegnamento con gli ambiti disciplinari del dottorato attraverso uno schema di corrispondenze la cui elaborazione potrebbe essere demandata al Consiglio Universitario Nazionale ed essere finalizzata in tempi brevi.
In merito ai requisiti di cui all’art. 5, comma 1, lettera b, riteniamo inopportuna la richiesta di CFU negli ambiti di “metodologie e tecnologie didattiche”, dal momento che - come previsto all’art. 9 del decreto - l’attività formativa del triennio corso-concorso sarà incentrata proprio sull’acquisizione delle conoscenze e competenze in ambito didattico. Pertanto si richiede che gli unici CFU previsti siano quelli inerenti agli ambiti antropo-psico-pedagogici, e ridotti al numero di 12. Conseguentemente, si richiede l’abrogazione integrale della prova scritta nell’ambito delle “metodologie e tecnologie didattiche” di cui al comma 3 dell’art. 6.
Relativamente agli stessi requisiti previsti nell’art. 5, comma 1, lettere b e c, risulta necessario eliminare ogni forma di incompatibilità tra l’acquisizione dei CFU richiesti in ambito antropo-psico-pedagogico e la frequenza ai corsi di dottorato e/o l’adempimento degli obblighi previsti nei contratti post-doc. Si richiede allo stesso tempo, come misura di equità per tutti i potenziali candidati al corso-concorso, di garantire l’esonero dalla tassa per l’iscrizione ai corsi per il conseguimento dei CFU integrativi in tutti gli atenei. Allo stesso modo si richiede che venga garantita la possibilità di acquisire le certificazioni linguistiche di cui all’art. 5, comma 1, lettera a, durante il corso di dottorato o il contratto post-doc gratuitamente e in qualsiasi ateneo italiano. I dottori di ricerca che abbiano frequentato un corso di dottorato in lingua inglese o la cui tesi di dottorato sia stata scritta in lingua inglese dovrebbero essere esclusi da tale richiesta di certificazione.
Il progressivo definanziamento che il nostro sistema scolastico ha subìto negli ultimi anni ha portato alla quasi totale assenza di politiche di reclutamento atte a contrastare l’incessante crescita dei precari all’interno della scuola. Per questo riteniamo imprescindibile che il nuovo sistema di formazione e accesso all’insegnamento alla scuola secondaria entri in vigore in tempi brevi. Chiediamo quindi che l’indizione per primo concorso per l’accesso al corso-concorso sia anticipata all’anno accademico 2018/19, diversamente da quanto indicato all’art. 17, comma 1.
Disciplina transitoria
Nelle more dell'entrata in vigore del presente decreto, al fine di coprire i posti vacanti e disponibili, può essere indetto un corso di Tirocinio Formativo Attivo aperto a tutte le classi di concorso. In quest’ottica è necessario garantire che non vi sia uno sbarramento in entrata per ragioni economiche, dovute all’alto costo che i cicli di TFA precedenti hanno avuto, e che sia facilitato l’accesso lavorativo a fine percorso. Chiediamo quindi che vi sia un ridimensionamento complessivo dei costi di iscrizione, con l’esenzione totale per tutti i partecipanti privi di reddito per la durata del TFA. Risulta allo stesso modo imprescindibile che a tale percorso abilitante venga finalmente riconosciuto valore concorsuale.
Per i precedenti cicli di TFA è valsa un’incompatibilità di fatto tra la frequenza al dottorato o contratto post-doc e la frequenza al TFA. La prima è stata spesso risolta con la sospensione del dottorato, ma lasciata in sostanza all’arbitrio dei collegi di dottorato o dei singoli relatori; mentre in merito al post-doc numerosi colleghi sono stati esclusi a priori perché titolari di un contratto di lavoro in Università. Si chiede quindi che tali incompatibilità, di diritto e di sostanza, siano del tutto abrogate, permettendo ad ogni dottorando e assegnista di richiedere e ottenere il congelamento della borsa o del contratto.
Infine, coerentemente con quanto richiesto in sede di riconoscimento della formazione dei dottori di ricerca nell’accesso al corso-concorso, si richiede la totale esenzione dai CFU previsti dal percorso abilitante che prevedano l’acquisizione di ulteriori competenze relative agli ambiti disciplinari corrispondenti a quelli già acquisiti nel dottorato di ricerca.
Pubblicato Mar, 14/02/2017 - 02:30
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