Stamane i rappresentanti dei dottorandi di 16 università italiane, insieme al rappresentante dei dottorandi in CNSU e CUN, Matteo Piolatto, hanno inviato una lettera sull'emergenza relativa alle tasse sul dottorato alle competenti commissioni della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.
Nella lettera, i rappresentanti sottolineano come quella che definiscono "tassa sul talento" sia una misura "ingiusta e inopportuna", contraria alla Carta Europea dei Ricercatori e in grado di erodere significativamente se non totalmente l'aumento previsto dalla legge di bilancio attualmente all'esame del Parlamento. Inoltre, dati alla mano, dimostrano come il numero di atenei che esigono il pagamento di una tassa di iscrizione dai dottorandi borsisti sia in continuo aumento.
Nelle scorse settimane ADI ha segnalato diversi casi critici di atenei che hanno imposto la tassazione sui dottorandi borsisti. All'Università Mediterranea di Reggio Calabria la tassazione sul dottorato raggiunge un massimo di 2321 euro per la fascia ISEE più alta; a Macerata si arriva a 1300 euro. A Foggia era previsto il pagamento di 1500 euro di tasse, prima che l'intervento della locale sede ADI determinasse un'inversione a U da parte dell'ateneo, con il congelamento delle tasse e l'aumento dell'importo della borsa. Ma sono molti altri i casi in cui le tasse vanno ad incidere pesantemente sulla borsa mensile garantita ai dottorandi.
Per questo, insieme a tutti i rappresentanti dei dottorandi, ADI chiede al Parlamento di continuare l'opera iniziata lo scorso anno, con l'abolizione delle tasse sul dottorato senza borsa, abolendo le tasse per tutti i dottorandi in Italia.
La lettera è apperta alla sottoscrizione di tutti i dottorandi e i dottori di ricerca. Per aderire è sufficiente scrivere all'indirizzo email laborsaelavitadottorato [dot] it (subject: Adesione%20alla%20lettera%20sulle%20tasse%20sul%20dottorato) .
Alla cortese attenzione dei
membri della Commissione Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport
del Senato della Repubblica
e dei
membri della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione
della Camera dei Deputati
OGGETTO: Modifica delle norme relative al contributo per l’accesso e la frequenza ai corsi di Dottorato di Ricerca
Onorevoli Senatori, onorevoli Deputati,
Scriviamo per rappresentarVi la grave situazione creatasi negli ultimi anni in molti atenei italiani per quanto concerne l’imposizione di una tassa di iscrizione sui dottorandi vincitori di borsa di studio.
Il dottorato di ricerca costituisce il terzo livello di formazione universitaria ed è il grado più alto di specializzazione offerto dalle Università sia per le carriere accademiche e di ricerca sia per quelle nel mondo produttivo, in particolare di quello attento all’innovazione. In Italia i dottorandi di ricerca percepiscono una borsa di studio il cui importo (13.638,47 € annui) è stato determinato dal decreto del Ministro del 18 giugno 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 241 del 14 ottobre 2008. Il precedente regolamento ministeriale (DM 224/99) in materia di dottorato decretava l’esplicita esenzione dalla tassazione per i dottorandi titolari di borsa di studio, mentre con l’emanazione del DM 45/2013 gli atenei sono stati lasciati liberi di decidere in piena autonomia se esigere o meno un contributo da parte dei dottorandi borsisti.
Nel corso degli ultimi anni le Università che hanno fatto ricorso a questa misura sono aumentate: nel 2015 la V Indagine ADI su Dottorato e Post-Doc evidenziava che 15 atenei sui 60 censiti (il 25%) imponevano una tassazione sui dottorandi vincitori di una borsa di studio; l'anno successivo il loro numero è aumentato a 19. Ultime ad aderire a questa tendenza preoccupante sono state le Università di Foggia e Reggio Calabria: quest’ultima, ad esempio, con il bando di concorso per il XXXIII ciclo ha deliberato l'imposizione di una tassa per l'iscrizione ai corsi dei dottorandi borsisti, graduata su 41 fasce ISEE e compresa tra i 561,29 € e i 2321,29 €. Questo significa che i colleghi che non accederanno alla riduzione ISEE si vedranno applicata una tassazione superiore fino a due mensilità della propria borsa di studio: in pratica è come se si cominciasse a percepire un compenso per un lavoro iniziato il primo gennaio solo dalla seconda settimana di marzo. Gran parte dei dottorandi si colloca in una fascia ISEE intermedia o bassa, e per loro questa tassazione è tale da rendere pressoché ininfluente proprio l’auspicato aumento dell’importo della borsa di cui si sta discutendo nell’iter di approvazione della Legge di stabilità.
Riteniamo che la tassazione sui dottorandi sia assolutamente ingiusta e inopportuna per svariati motivi.
Innanzitutto, essa già prima facie non appare conforme ai princìpi contenuti nella Raccomandazione della Commissione europea 2005/251/CE, riguardante la Carta europea dei ricercatori e un codice di condotta per l’assunzione dei ricercatori, in particolare nella parte in cui si esortano gli Stati membri, i datori di lavoro e i finanziatori dei ricercatori affinché assicurino a questi ultimi condizioni giuste e attrattive in termini di finanziamento e/o salario “in tutte le fasi della loro carriera, ivi compresi i ricercatori nella fase iniziale di carriera, e di accordare particolare priorità all’organizzazione delle condizioni di lavoro e di formazione nella fase iniziale della carriera dei ricercatori, in quanto questa contribuisce alle scelte future e rafforza l’attrattività delle carriere nel settore della Ricerca e Sviluppo”. Gli effetti negativi di quella che noi abbiamo denominato “tassa sul talento”, con riferimento ai princìpi sopra enunciati della Carta europea dei ricercatori, sono evidenti: a fronte di tasse di iscrizione di questa portata e di condizioni di lavoro e di formazione tutt’altro che “giuste e attrattive” la platea degli aspiranti al dottorato diminuirà − al pari della qualità della stessa, potendo queste misure dissuadere gli studenti migliori dal proseguire la loro carriera nella ricerca − in un contesto che vede da molti anni il nostro Paese in fondo alle graduatorie europee rispetto al numero di dottorandi.
La tassa di iscrizione va inoltre ad erodere una borsa di studio il cui importo è fermo dal 2008, restando insensibile all’aumentato costo della vita e al progressivo incremento dell’aliquota contributiva INPS (che sarà pari al 34,23% a partire dal 2018); non solo, come dimostrato dalle indagini ADI su Dottorato e Post-Doc la remunerazione dei dottorandi italiani risulta perlopiù al di sotto dei livelli dell’Europa del Nord e Continentale, specie laddove ai dottorandi è riconosciuto lo status di lavoratori.
Sulla base dei dati a nostra disposizione, è peraltro agevole calcolare gli effetti della tassazione sui dottorandi borsisti rispetto ai bilanci delle Università che vi hanno fatto ricorso: trattasi generalmente di poche decine di migliaia di euro, ovvero cifre trascurabili rispetto alle risorse finanziarie delle Università, e invece decisamente gravose se viste dalla prospettiva dei dottorandi tassati, che debbono farvi fronte con la già esigua remunerazione percepita.
L’abolizione della tassazione sul dottorato determinerebbe il pieno riconoscimento del dottorato come attività formativa, di ricerca e di supporto alla didattica. Il dottorato ha un ruolo cruciale nelle Università e per il futuro del Paese: è ora di cominciare a riconoscerlo, a partire da questa e da altre elementari misure di equità.
Per queste ragioni, in quanto rappresentanti dei dottorandi, Vi chiediamo di farvi portavoce della nostra richiesta di abolizione della tassazione e altre forme di contribuzione universitaria sui dottorandi borsisti con un intervento emendativo alla DDL di bilancio 2018, sulla scorta dell’art. 1 comma 262 della Legge di Bilancio 2017 relativamente ai dottorandi senza borsa.
Confidando nella Vostra sensibilità su un tema così importante per la valorizzazione del dottorato di ricerca in Italia, restiamo in attesa di un Vostro cordiale riscontro.
I rappresentanti dei dottorandi e degli assegnisti di ricerca
Matteo Piolatto (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari e Consiglio Universitario Nazionale)
Chiara Amadori (Senato accademico, Università degli studi di Pavia)
Giovanni Comazzetto (Senato accademico, Università degli studi di Padova)
Annalisa Contato (Senato accademico, Università degli studi di Palermo)
Luca Dell’Atti (Senato accademico, Università degli Studi di Bari)
Michela Del Pasqua (Senato accademico, Università del Salento)
Francesco Nocera (Senato accademico, Politecnico di Bari)
Lorenzo Vannoni (Senato accademico, Università degli Studi di Pisa)
Francesca Feo (Senato accademico, Scuola Normale Superiore di Pisa)
Armanda Cetrulo (Senato accademico, Scuola Superiore San’Anna di Pisa)
Chiara Leo (Consiglio degli Studenti, Università degli Studi di Siena)
Alessia Araneo (Consiglio di Dipartimento in Science umanistiche, Università della Basilicata)
Stefania Calace, (Scuola di Ingegneria, Università della Basilicata)
Carmelina Prete (Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari e Ambientali, Università della Basilicata)
Agnese Emanuela Bonomo (Consiglio del Dipartimento di Scienze naturali, Università della Basilicata)
Vito Domenico Porcari (Consiglio del Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo: Architettura, Ambiente, Patrimoni Culturali, Università della Basilicata)
Cristiana Penna (Consiglio di Dipartimento in Architettura e territorio, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria)
Valentina Ferrigno (Scuola di dottorato, Studi linguistici, filologici e letterari, Università di Macerata)
Silvia Leoni (Scuola di dottorato, Quantitative Methods for the Economic Policy, Università di Macerata)
Thomas Lanzicher, (Scuola di nanotecnologie, Università degli studi di Trieste)
Sara Giani Tagliabue (Scuola di dottorato, Università degli Studi di Milano “Bicocca”)
Paola Alberti (Scuola di dottorato, Università degli Studi di Milano “Bicocca”)
Marco Gnugnoli (Scuola di dottorato, Università degli Studi di Milano “Bicocca”)
Francesco Ancona (Consiglio di Dipartimento di Biologia, Università degli studi di Bari)
Michela Verni (Consiglio di Dipartimento Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti, Università degli studi di Bari)
Pasquale Digregorio (Consiglio di Dipartimento Fisica, Università degli studi di Bari)
Agnese Vincenza Ventrella (Consiglio e Giunta del Dipartimento di Ingegneria Elettrica e dell’Informazione, Politecnico di Bari)
Veronica Fedele (Consiglio e Giunta del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, del Territorio, Politecnico di Bari)
Grazia Caradonna (Consiglio del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, del Territorio, Edile e di Chimica, Politecnico di Bari)
Ester D'Accardi (Consiglio del Dipartimento di Meccanica, Matematica e Management, Politecnico di Bari)
Enrico Greco (Consulta d’Ateneo, Consiglio di Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università degli Studi di Catania)
Ivana Di Bari (Consulta d’Ateneo, Consiglio di Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università degli Studi di Catania)
Giancarlo Spedalieri (Consiglio di Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università degli Studi di Catania)
Francesca Arras (Consiglio del Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica di Alghero, Università di Sassari)
Pubblicato Ven, 10/11/2017 - 09:54
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